Bologna com’era: Dino Sarti e la storia della canzone dialettale

Dino Sarti, dopo l'esperienza milanese, adotta il dialetto bolognese per reinterpretare celebri canzoni in chiave parodistica, diventando una figura storica della canzone dialettale. Anche se considerato "minore" dalla TV nazionale, viene apprezzato da personalità culturali bolognesi come Pupi Avati e Enzo Biagi.

Bologna com’era: Dino Sarti   e la storia della canzone dialettale

Dino Sarti, dopo l'esperienza milanese, adotta il dialetto bolognese per reinterpretare celebri canzoni in chiave parodistica, diventando una figura storica della canzone dialettale. Anche se considerato "minore" dalla TV nazionale, viene apprezzato da personalità culturali bolognesi come Pupi Avati e Enzo Biagi.

Conclusa l’esperienza milanese, Dino Sarti scelse il dialetto bolognese: tradusse in dialetto, in chiave parodistica, famose canzoni francesi di Charles Aznavour e di Jacques Brel e la celebre "New York, New York" che tradusse in "A vagh a Neviork". Da allora non abbandonò più il dialetto conquistando l’ingresso nella storia della canzone dialettale che ebbe inizio con Carlo Musi alla fine dell’Ottocento; come Musi anche Sarti caratterizzò le sue canzoni inventando personaggi e ironizzando sulla morale spicciola, da osservatore ironico; senza trascurare il suo ’Bologna’ (foto). Con le sue canzoni ha portato un po’ di Bologna fuori dalle mura sebbene la TV nazionale lo avesse relegato fra i "personaggi minori"; ma uomini di cultura bolognesi, come Pupi Avati o Enzo Biagi, lo apprezzavano. (segue)

Marco Poli