Conclusa l’esperienza milanese, Dino Sarti scelse il dialetto bolognese: tradusse in dialetto, in chiave parodistica, famose canzoni francesi di Charles Aznavour e di Jacques Brel e la celebre "New York, New York" che tradusse in "A vagh a Neviork". Da allora non abbandonò più il dialetto conquistando l’ingresso nella storia della canzone dialettale che ebbe inizio con Carlo Musi alla fine dell’Ottocento; come Musi anche Sarti caratterizzò le sue canzoni inventando personaggi e ironizzando sulla morale spicciola, da osservatore ironico; senza trascurare il suo ’Bologna’ (foto). Con le sue canzoni ha portato un po’ di Bologna fuori dalle mura sebbene la TV nazionale lo avesse relegato fra i "personaggi minori"; ma uomini di cultura bolognesi, come Pupi Avati o Enzo Biagi, lo apprezzavano. (segue)
Marco Poli