
Piazza Maggiore, 2006. Sul palco, la Bononia Sound Machine. Sotto di loro, la piazza gremita. Il cantante, Vic Johnson, lancia l’ultimo brano: "Suoneremo Vorrei la pelle nera, perché questa è una piazza libera". Boato. "Indimenticabile. È stato uno dei momenti più emozionanti della nostra vita". A raccontarlo è il leader della Bsm, Lorenzo Bombacini, che nel 1992 fondava una delle soul-funk band più apprezzate del panorama italiano. Da Aretha Franklin agli Earth Wind & Fire, le grandi ispirazioni della band, alle quali la Bsm affianca brani originali. Stasera, alle 21, al Teatro Dehon la Bononia festeggia i (primi) 30 anni e presenta il nuovo album Let it BSM, the Beatles Experience.
Bombacini, quali sono gli ingredienti che vi hanno fatto arrivare a trent’anni di attività?
"La qualità delle persone. Dal primo concerto che abbiamo fatto, il 4 luglio 1992, ho sempre pensato che fosse fondamentale la capacità di tutti i membri della band di stare assieme e divertirsi. È stato fondamentale anche crescere e porsi degli obiettivi per ‘tenere sempre la catena oliata’, come dice il nostro Vic. Per primi dobbiamo essere coinvolti e divertirci".
Per dirla con le parole di James Brown, sul palco date "gioia alla gente. Proprio come in chiesa. La gente non va in chiesa in cerca di guai, ci va per liberarsene"...
"È un grande insegnamento di James Brown. La sfida è divertente e complessa. Noi ci proviamo. E il pubblico lo sente".
Come nasce ‘Let it BSM’?
"Eravamo a Londra, uno dei ragazzi propose di registrare un album con le musiche dei Beatles. I Beatles erano amanti della musica soul, abbiamo cercato di tirare fuori la loro anima black, intrecciandola al nostro stile e alla nostra sonorità. Ne è uscito Let it BSM, in cui abbiamo coinvolto gli amici californiani Tower of Power".
Nome e radici bolognesi. Stasera quanta ‘bolognesità’?
"Il legame con la nostra città è indissolubili. Gli ospiti speciali di stasera, Funky Ladies e Joy Gospel Choir, condividono con noi la ‘bolognesità’".
Amalia Apicella