Bonaccini apre a M5s e Terzo Polo "E da Roma devono guardarci di più"

Il governatore alla Festa dell’Unità sprona Letta: "Serve un partito un po’ più popolare che parli a tutti". E per il Pd che verrà lancia una coalizione modello Emilia-Romagna: "A volte litighiamo, ma nessuna crisi"

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di Rosalba Carbutti

Non si sbilancia sul congresso, "perché bisogna pensare alla campagna elettorale, al 25 settembre", ma Stefano Bonaccini già lancia la sua idea di Pd.

"Un Pd che dev’essere un po’ più popolare, deve parlare a chi ha tre lauree, ma anche a chi non ha studiato". Non parla di modello Emilia-Romagna di morettiana memoria, ma ricorda, lanciando un messaggio a Enrico Letta, "che qui abbiamo vinto in cinque capoluoghi su cinque. Forse Roma dovrebbe guardarci di più...".

Alla Festa dell’Unità, accolto all’Osteria partigiana da ‘Bella Ciao’, ormai la colonna sonora del Parco Nord, dopo un minuto di silenzio per le vittime delle Marche, cerca di spronare i dem per il rush finale della campagna elettorale. Intervistato in sala David Sassoli da Agnese Pini, direttrice di Qn, Carlino, Nazione e Giorno, non ha risparmiato qualche critica ai dem: "Vedo troppa stanchezza, preoccupazione, sfiducia. Ma non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo fare di tutto per battere la destra. E convincere gli indecisi. Che sono milioni", le prime parole di Bonaccini.

Il governatore, nel ricordare la vittoria alle Regionali contro la leghista Lucia Borgonzoni, sovvertendo i sondaggi, ricorda la forza della piazza delle Sardine che "ci ha portato due o tre punti in più", il coraggio di tornare "anche nei posti dove non è facile prendere gli applausi".

Da qui, la necessità di un partito che non "si sente migliore degli altri, che non guarda gli altri dall’alto verso il basso, con la puzza sotto il naso".

Il mantra è chiaro: "Si può rimontare, io lo so bene…". Tanti gli applausi da una platea con una prima fila di dirigenti, candidati dem, consiglieri e assessori regionali. Una prima fila che rispecchia un po’ anche l’idea di alleanze per il dopo 25 settembre: ci sono Pier Ferdinando Casini, tanti dem, la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti (ex Iv), ma anche la capogruppo M5s Silvia Piccinini, all’opposizione in Regione.

Il convitato di pietra resta il congresso. E pur ripetendo di concentrarsi sulle urne imminenti, già anticipa qualcosa: "Di certo porrò il problema di correnti troppo cristallizzate, con giovani che vanno avanti perché dicono sì al ‘capo’".

In un’ora e mezza d’intervento, rivendica le cose fatte in regione, la necessità di togliere il numero chiuso alla facoltà di Medicina, ma guarda anche (e soprattutto) al Pd che verrà. E alle alleanze. Per Bonaccini si può riaprire il dialogo con il M5s di Giuseppe Conte, ma anche col Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. D’altra parte, sintetizza, "noi governiamo da due anni e mezzo con un’alleanza che va da Renzi a Calenda, a Fratoianni e Bonelli, Pd e civici".

Ammette qualche litigio, "ma non abbiamo mai avuto mezza giornata di crisi". Non manca in chiusura un elogio alla sanità pubblica, la difesa dei diritti civili, il ricordo di Enrico Berlinguer, "riferimento della mia famiglia".

Capitolo finale, l’appello al voto per il centrosinistra non perché "Giorgia Meloni è fascista, visto che se lo fosse il giorno dopo se vincesse dovremmo fare la Resistenza in montagna, ma per quello che siamo, per le nostre idee".

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