Bologna, schiaffo dalla sinti. Borgonzoni: "Prima gli insulti, poi mi colpì"

Il sottosegretario leghista in tribunale racconta cosa accadde al campo nomadi di via Erbosa. Il difensore della donna sinti: "Voleva farsi propaganda"

Lucia Borgonzoni (Dire)

Lucia Borgonzoni (Dire)

Bologna, 18 marzo 2019 - Faccia a faccia in aula: da una parte il sottosegretario alla Cultura, la senatrice leghista - e consigliera comunale a Bologna - Lucia Borgonzoni, dall’altra la donna sinti che nel novembre 2014 la schiaffeggiò (video), davanti a fotografi e tv, al campo nomadi di via Erbosa il 3 novembre 2014 (foto).

"Eravamo alla fine del sopralluogo, quando una delle residenti dell'area di sosta mi ha aggredito. La signora pretendeva di andare in un campo lì dietro e darmi un pugno, poi sono stata insultata, mi ha dato uno schiaffo, un pugno nello stomaco e mi ha colpito con un calcio. Mentre andavamo via stavano raccogliendo delle pietre, ma sono stati fermati", ha detto Borgonzoni in tribunale a Bologna.

Quel giorno la Borgonzoni, all'epoca consigliera comunale del Carroccio, si presentò al campo nomadi assieme all’allora candidato leghista alla presidenza della Regione, Alan Fabbri. La donna, come documentano le immagini che fecero il giro delle tv e del web, la insultò pesantemente (bastarda, p..., ci fai uscire sui giornaletti, vattene e vieni qua che ti spacco il naso), poi la colpì con un pugno allo stomaco, uno schiaffo al volto e un calcio alla gamba. La Borgonzoni fu costretta, suo malgrado, a battere in ritirata.

La donna, come testimonia il video, si scagliò contro Borgonzoni per cacciarla: è accusata di violenza privata e ingiurie, reati aggravati perché commessi contro un pubblico ufficiale.

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"Mi ha insultato senza motivo e all'inizio mi ha messo un dito sul naso" ha ricordato la senatrice, rispondendo alle domande del viceprocuratore onorario, del giudice e dell'avvocato dell'imputata (anche lei presente in aula), Luciano Bertoluzza. Il sopralluogo "era per ragioni istituzionali, in un'area sosta che aveva tanti problemi di degrado - ha spiegato - legati anche alle spese del Comune per la manutenzione".

Con lei, oltre a Fabbri, c'erano anche le forze dell'ordine, che erano state avvertite dalla segreteria della consigliera, così come il Comune, ha detto Borgonzoni. Alla visita erano presenti anche fotografi e giornalisti. "Fabbri (che non ricopriva ancora il ruolo di consigliere, ndr) era con me perché la Regione riveste una parte fondamentale sul piano normativo per le aree di sosta e doveva rendersi conto della situazione per poterla sanare".

Bertoluzza, a questo punto, ha parlato di "slittamento di funzioni", chiedendo inoltre a Borgonzoni perché avesse avvisato i giornalisti. Ma è stato lo stesso giudice a dire che la senatrice aveva sottolineato di non averli avvertiti lei. "Io non faccio mai propaganda - ha aggiunto la sottosegretaria - ma ciò che serve per migliorare la città, in quell'area ero già entrata e ci sono anche tornata. Non sono stata io a fare riprese e foto", ha replicato alla difesa dell'imputata, che lamentava la mancanza di autorizzazioni.

Il processo riprenderà il 21 giugno. "La signora ha ritenuto che da parte della senatrice ci sia stata una ingiustificata aggressione del diritto alla riservatezza - ha spiegato Bertoluzza parlando con i cronisti - se c'è stata una reazione e proprio perché ha pensato ad una azione propagandistica. Forse sarà scusata per aver agito per legittima difesa putativa".

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