
"Nessuno entra, nessuno esce" è la scritta che si legge nell’Area di Comando del Campo di Raccolta dove sono rinchiuse Ani e Bianca. Poco più giù un’altra frase: "Noi siamo nessuno". È il primo capitolo della saga distopica e femminista di Tiffany Vecchietti e Michela Monti. Si intitola Brucia la notte (Mondadori), ha a che fare con il sogno rivoluzionario delle due protagoniste. Vecchietti è una traduttrice e divulgatrice di letteratura fantasy, sui social conosciuta come Miss Fiction. Nata a Minerbio e adottata da Bologna. I suoi hobby – dice – sono la lotta di classe e il transfemminismo. A Michela Monti, romagnola e già autrice di 83500, primo romanzo di una trilogia, piace "rompere le scatole per le questioni riguardanti il femminismo e i diritti umani". Ani e Bianca sono le protagoniste della loro storia: due raccoglitrici di sale rinchiuse all’interno del campo. Il fuoco, che anche il titolo richiama, attende solo di divampare e travolgere tutto il marcio che le circonda. È un "inno alla sorellanza – spiegano Monti e Vecchietti –. Ci ricorda che dobbiamo ribellarci, sempre". Le scrittrici presentano il romanzo stasera, alle 19, al Centro delle donne (via del Piombo 57) con Antonia Caruso e Vera Martinelli.
Vecchietti, Ani è riflessiva e taciturna. Bianca, sfacciata ed esuberante. Vi assomigliano?
"Un certo tipo di ironia di Bianca si riflette nei nostri modi di fare, così come la testardaggine di Ani. Al di là di questo, il bello è capire in cosa si riconosca chi legge".
Come si lotta per la libertà in mondo non distopico?
"Sicuramente non da sole, per evitare che le battaglia possano diventare personali. L’unico modo di lottare è lottare insieme. È proprio quello che noi chiamiamo sorellanza e che ci hanno insegnato tanti movimenti. E poi serve l’empatia".
Come avete sviluppato la scrittura a quattro mani?
"Prima abbiamo provato a dividerci i punti di vista, le protagoniste, i capitoli. Ma non funzionava. Quindi dopo aver steso la prima bozza siamo tornate su ogni figura, frase per frase. Michela è il ‘drago’ della scrittura – come lo chiamo io – controlla tutte le parole, tutte le ripetizioni. Io invece sono più focalizzata sulla questione tematica".
Bologna, come voi, è una città che lotta…
"La trovo una grande mamma accogliente, l’idea di allontanarmi dal ’40100’ un po’ mi fa tremare. I bolognesi, come le persone che scelgono di viverci, hanno una grande qualità: non si arrendono. La lotta qui è viva, attiva, ha voglia di farsi sempre sentire".
Amalia Apicella
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