Schiaffi e soprusi dei bulli della Bologna bene

L'indagine: estorsione, violenza privata e minacce: sette minorenni nei guai

Bullismo in una foto d'archivio Spf

Bullismo in una foto d'archivio Spf

Bologna, 9 agosto 2019 - In ginocchio e costretto a baciare i piedi di uno dei rivali; obbligato a regalare un indumento molto costoso; o ‘condannato’ a tornare a casa con i pantaloni tutti tagliati. «E vedi di stare muto – era una delle minacce –, se no ti mangio...». Insomma, un incubo per la vittima di turno. Sempre scelta con cura tra le tante. Già, perché loro – il branco – di solito si muovevano in sette e quei soprusi, piccoli o grandi, secondo le accuse mosse dalla Procura dei minori dopo un’accurata indagine dei carabinieri e l’intervento dei servizi sociali, sarebbero andati avanti dall’autunno a metà della scorsa primavera. L’indagine, che ora è chiusa, ipotizza a vario titolo reati che vanno dalle minacce alle lesioni, dalla violenza privata all’estorsione (in un caso). 

Baby gang. Sette i ragazzini indagati, tutti appartenenti a ottime famiglie della città, dai 15 ai 16 anni di età e che presto si troveranno davanti a un giudice per l’udienza preliminare chiamato a decidere sul loro futuro giudiziario. «Ma per noi era tutto uno scherzo – hanno cercato di spiegare agli inquirenti durante gli interrogatori –, cosa avremmo mai fatto di male? Non pensavamo che quel nostro comportamento fosse reato...».

Accuse. Alcuni di loro si conoscono fin da piccoli, altri attraverso la rete. Ed è proprio grazie alla stessa che mettono assieme il gruppo. Due i ‘capetti’, coloro che prendono le decisioni sugli altri. Altrettante le vittime preferite, scelte per mostrare la superiorità del branco. La Procura contesta una decina di episodi: in un caso la ‘preda’ venne costretta a pagare birre a tutti quanti, un’altra a cedere loro un maglione di cashmere, a un’altra ancora vennero tagliati i pantaloni nuovi davanti a tutti. Non è finita. Al termine di una partita di basket, una delle vittime venne costretta a inginocchiarsi e a baciare i piedi del capitano della squadra avversaria, mentre altri vennero presi a sberle. Poi la costrizione al silenzio. Perché «se non smetti di fare il pagliaccio ti riduciamo di m..». E ancora: «Vedi di stare muto o lo sai come finisce...». 

Denuncia. A portare alla luce i soprusi è stato uno dei ragazzini presi di mira il quale ha raccontato tutto quanto ai genitori che poi si sono rivolti alla scuola e ai carabinieri. Testimonianza dopo testimonianza, gli inquirenti sono riusciti a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e a redigere una lunga informativa per la Procura. «Erano solo scherzi – hanno spiegato i sette – e chiediamo scusa. Non volevamo fare del male». L’indagine, nei giorni scorsi, è stata chiusa. Ora è attesa la fissazione dell’udienza preliminare.

 

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