Cani e padroni: istruzioni per l’uso

Giorgio

Comaschi

Cioè il maschio ringhia al maschio, o la femmina ringhia al maschio, o il maschio ringhia alla femmina, o la femmina si incarognisce con la femmina. A cavolo di cane, per dirla in sintesi.

O anche a pene di segugio, per usare un termine forbito. Le zuffe fra cani in strada sono a volte spettacolari, con esili signorine appese a guinzagli che il labrador da centocinquanta chili ignora bellamente, portando la signorina stessa a volteggiare come in una giostra da luna park, o con ragazzi tatuati e muscolosi che ingaggiano colluttazioni gladiatorie con i loro pastori maremmani.

"Vieni qua!". "Basta!". "Scusi sa, Otello è fatto così…". O ancora: "Mi perdoni, ma Thor è buonissimo. Solo che ogni tanto…". Può succedere che gli incontri siano pacifici, ma è difficile.

Se succede, i due proprietari, nel caso siano di sesso diverso (loro, non i cani), si scambiano i numeri di telefono e poi si innamorano, come Rudy Ratcliff e Anita, i proprietari di Pongo e Peggy ne La carica dei 101.

Sennò sono ringhiate, rinturcinamenti di guinzagli, digrignamenti di denti, strattoni, a volti voli in terra per i proprietari più deboli.

Altro interessante fenomeno è che i cani normalmente annusano, oltre che i simili, anche le persone, e allora la frase classica è: "Sente il mio". Perché a casa l’annusato ha un cane.

Oppure: "Ecco, sente Caccola", che sarebbe la gattina. Tutti giustificano l’annusata. "Sente il mio pappagallo", "Sente il pannolone del nonno", "Sente la pomata", "Sente il criceto", "Sente il friggione", "Sente il mio Psa alto", "Sente l’Autan".

Invece i cani annusano e basta, curiosi come sempre. E si pretende da loro sempre il ragionamento da fenomeni. "Federica ha sbagliato l’equazione di matematica all’esame, e lui, Billo, l’ha capito". E se ascolti bene sentirai dire che Billo l’avrebbe saputa fare.

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