Bologna, per la Soprintendenza la Capannina è ok

“La discoteca non vìola il vincolo paesaggistico”. Tar e Consiglio di Stato avevano parlato di “abuso insanabile”

Il 14 novembre si discuterà l’ennesimo ricorso al Tar (Germogli)

Il 14 novembre si discuterà l’ennesimo ricorso al Tar (Germogli)

Bologna, 26 ottobre 2018 - Si era detto che la Capannina era un abuso insanabile. Lo avevano sancito il Tar prima e il Consiglio di Stato poi. Si era detto che non fosse possibile sanarlo perché, al di là dei manufatti edili poi condonati nel 1985, quella serie di ampliamenti della discoteca non era comunque compatibile con il vincolo di tutela paesaggistico che dal 1955 preserva i Colli bolognesi. Lo aveva rimarcato la Soprintendenza in prima battuta, bocciando l’autorizzazione di compatibilità paesaggistica; poi lo aveva ribadito il ministero per i Beni culturali nei vari gradi del giudizio amministrativo. E questa linea non è mai mutata. Fino a inizio mese, quando la Soprintendente Cristina Ambrosini ha sparigliato le carte in tavola, concendendo parere favorevole «ora per allora» sulla compatibilità delle opere rispetto al contesto paesaggistico di riferimento.

Un cambio di rotta radicale – salvo ripensamenti con atti formali – quello contenuto nel parere datato 10 ottobre, notificato alla Giulia srl di Paolo Pazzaglia (la società che detiene la Capannina), al Comune e alla Commissione regionale presso il Segretariato regionale del Mibact dell’Emilia-Romagna. Stavolta a chiedere un nuovo pronunciamento alla Soprintendenza – dopo quello del 1995 – non è stato il Comune, ma la proprietà stessa. Che ha inviato tutte le pratiche relative all’affaire Capannina, dai tempi del condono dell’‘85 ad oggi e includendo anche una relazione tecnico-paesaggistica.

La Soprintendente è stata netta: il parere vincolante è favorevole «poiché trattasi di opere consistenti prevalentemente in strutture nel sottosuolo e, in parte, in alzato, ma con volumi di minimo impatto e comunque siti in un contesto in cui la cortina verde alberata su ogni lato rende pressoché non visibili le strutture di forma semplice regolare e di ‘natura’ costruttiva tradizionale».

Insomma, se il tema è tutelare l’aspetto dei Colli, per la soprintendete la discoteca, coperta da alberi e caratterizzata da costruzioni basse, non è contraria alla ratio del vincolo. Un approccio ben diverso da quello tenuto a metà degli anni ‘90, quando la Soprintendenza negò l’ok alla pratica fatta dal Comune sostenendo che quelle opere, per mole e per collocazione, deturpavano in modo grave il quadro naturale di singolare bellezza panoramica. Per di più fu proprio la Soprintendenza a ‘tirare le orecchie’ al Comune, reo di non aver motivato a sufficienza come i 450 metri quadrati della discoteca non alterassero «i tratti paesaggistici della località protetta che sono la ragione stessa per cui la località medesima è sottoposta a vincolo».

Contattata per spiegare il perché di questo cambio d’approccio, la soprintendente Ambrosini non ha rilasciato dichiarazioni. E men che meno il patron storico della Capannina, Pazzaglia: «No comment», si è limitato a dire, ma intanto incassando un atto importante in vista dell’ennesimo ricorso al Tar in discussione il 14 novembre. Davanti ai giudici amministrativi la Giulia srl ha infatti impugnato l’ordinanza di demolizione che, emessa nel lontano ’79, era stata ‘riattivata’ dal Comune a seguito del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato.

 

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