Capitan Fede: "Freak, il mio chiodo"

Una cover degli Skiantos per iniziare a svelare il disco ‘Canzoni rubate’: "Titoli editi, ma di rara esecuzione"

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Al Liga, che ha ascoltato in anteprima Canzoni rubate, ha scatenato la nostalgia per quando metteva dischi in radio e alcuni di quei titoli anni Ottanta erano presenze stabili delle sue compilation. Ma solo a un orecchio raffinato e preparato perfino sulle produzioni di nicchia le dieci cover che Federico Poggipollini ha confezionato a modo suo nell’album in uscita a settembre appariranno come interpretazioni di brani editi. "Perchè li ho snaturati e indossati musicalmente su di me al punto da renderli ‘freschi’, come appunto mi ha detto Luciano". Con il quale doveva passare l’estate in tour all’estero prima del grande evento 30 anni in un giorno del 12 settembre al Campovolo di Reggio Emilia che invece è stato riprogrammato per il 19 giugno del 2021. Così Capitan Fede spera di poter dedicare i prossimi mesi a qualche suo live che faccia conoscere il progetto a cui ha lavorato inizialmente con Michael Urbano, per dieci anni batterista di Ligabue e già produttore del precedente Nero, e poi in totale autonomia, com’è successo con Il chiodo che apre la serie delle uscite negli store digitali dei singoli che disvelerà a poco a poco prima della pubblicazione che vedrà anche featuring eccellenti, da Finardi a Gianni Morandi.

Perchè partire proprio da Freak Antoni e dagli Skiantos?

"Perché fu sentendo loro al Baraccano che decisi in qualche modo che il mio amore per la chitarra poteva e doveva diventare qualcosa di più. In Freak c’erano un’intelligenza, una genialità, uno spessore intellettuale che non trasparivano appieno. La musica e le performance del gruppo le travolgevano. Il chiodo nella mia versione dà modo di apprezzarne le parole. Non è mai diventata una loro hit, e la sua scelta ricalca esattamente il criterio usato anche per le altre canzoni, ripescate dai repertori di Oscar Prudente, Enzo Carella, Faust’O. Forse il brano più conosciuto è Monna Lisa di Ivan Graziani".

Un colpo di snobismo?

"No, piuttosto il desiderio che potessero risuonare attuali e quasi degli originali canzoni datate che, in mani diverse da quelle dei loro autori, avrebbero anche potuto apparire vecchie sia come sound che nel testo. Un’operazione delicata che ho voluto compiere restituendo le atmosfere anni Ottanta con esecuzioni autenticamente acustiche, senza l’uso di campionamenti o loop".

Mercoledì uscirà anche il video girato da Riccardo Guernieri...

"Un unico piano sequenza che voleva citare Springsteen riprendendomi mentre canto in un interno claustrofobico di cucina. Alla luce di quello che è successo, quella casa di via Massarenti ha quasi profeticamente anticipato il lockdown".

E com’è andato l’isolamento?

"Ho due figlie di 12 e 10 anni, un cane e un gatto. Le bimbe si sentivano senza contatti con le amiche e i coetanei. Per fortuna abbiamo casa in una zona verde che ci ha consentito almeno di respirare".

E ci sono state cose che aveva sempre rimandato ed è riuscito a fare?

"Grazie a internet ho potuto esercitarmi nella tecnica della slide guitar".

Ma i social sono stati anche un canale comunicativo molto utilizzato...

"Infatti le figlie mi dicevano che non ho mai lavorato tanto, tra dirette e pubblicazioni di miei live. Non mi sono certo risparmiato e amici come Clara Moroni, Andy dei Bluvertigo e Omar Pedrini mi hanno dato una grossa mano".

Che Federico uomo e artista sta uscendo dalla pandemia?

"Premetto che sono paranoico per cui sono stato rinchiuso e nella Fase 2 mi sono concesso solo qualche frequentazione di amici sicurissimi. Professionalmente sono più portato alla ricerca musicale che dei testi, per cui sono meno vincolato alla contingenza storica".

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