Bologna, capotreno aggredita e molestata da quattro giovani

La donna li aveva scoperti ad armeggiare con una chiave delle Fs. Un macchinista ha tentato di difenderla ed è stato pestato a sangue

Bologna, 10 agosto 2022 - Aggredita e molestata da quattro giovani solo per averli rimproverati. Vittima una capotreno bolognese, assalita dai quattro uomini, probabilmente magrebini, che poi sono fuggiti.

Capotreno aggredita e molestata da quattro giovani sul treno nel Mantovano
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È accaduto ieri pomeriggio alla stazione di Poggio Rusco, nel Mantovano, sul treno regionale diretto a Bologna. Il convoglio era fermo in stazione , quando la giovane capotreno, residente appunto nel Bolognese, ha notato i ragazzi che armeggiavano in un vagone con la chiave tripla di cui solo il personale delle Ferrovie può disporre.

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All’invito di smettere, i quattro hanno reagito cominciando a ingiuriarla e a palpeggiarla. Attirato dalle urla della ragazza è intervenuto il macchinista del treno che, a sua volta, è stato pestato a sangue. I quattro sono poi fuggiti nelle vicine campagne, facendo perdere le loro tracce. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i carabinieri.

Proprio il macchinista ha raccontato tutto alla Fit-Cisl dell’Emilia-Romagna, che denuncia l’accaduto con una nota parlando di una "vera emergenza" relativa alla sicurezza sui treni. Il sindacato ha poi ricostruito la vicenda: la capotreno è si accorta di alcune situazioni anomale nelle carozze: continua accensione e spegnimento dell’aria condizionata, apertura dei finestrini bloccati, e così via. Potevano essere causate solo da qualcuno in possesso della chiave tripla in possesso solo del personale delle ferrovie, e così ha deciso di effettuare dei controlli notando quattro giovani nordafricani armeggiare con una chiave tripla.

"Con calma e pazienza – sottolinea la Cisl – la giovane dipendente di Tper Trenitalia ha cercato di dissuadere i malintenzionati, spiegando la pericolosità di quegli atti, ma purtroppo le uniche risposte sono state ingiurie e palpeggiamenti".

Il grafico delle aggressioni ai capitreno
Il grafico delle aggressioni ai capitreno

Attirato "dalle urla della ragazza, accerchiata e derisa dai quattro stranieri", il macchinista è uscito dalla vicina cabina di guida per aiutarla, ma "è stato massacrato di calci e pugni, con uno dei quattro aggressori che si è introdotto persino nella stessa cabina per cercare di rubargli il cellulare".

Dalle informazioni successive, e dalla denuncia agli atti, sembrerebbe che una chiave tripla identica fosse stata sottratta poche ore prima a Milano.

"La situazione non è solo critica, anzi ribadisco per l’ennesima volta che si tratta di una vera e propria emergenza. Capitreno e personale sono terrorizzati e allo stremo – dice Aldo Cosenza, segretario regionale Fit – La vera soluzione per il problema aggressioni riguarda le infrastrutture e non ci stancheremo mai di chiedere a tutte le parti in causa, cioè Rfi, Regione e aziende, che l’accesso ai binari delle stazioni, e quindi ai treni, avvenga solo con il biglietto. Otto aggressioni su 10 non ci sarebbero più. Bisogna installare i tornelli, ma non solo, anche porte che si aprono solo con l’inserimento del codice del biglietto. Nelle piccole stazioni, ad esempio, si può cominciare a chiudere l’accesso ai binari con reti metalliche e predisporre una sola porta per l’ingresso".

Le rezioni

“Totale solidarietà alla capotreno molestata da quattro giovani delinquenti e al macchinista pestato sempre dagli stessi quattro soggetti. Sono episodi vergognosi e inaccettabili non degni di un paese civile”, afferma Matteo Di Bendetto, consigliere comunale della Lega di Bologna. “Ha ragione la fit-cisl quando parla della necessità di maggiore sicurezza e controllo nelle infrastrutture. Inoltre, di fronte alla criminalità e alla violenza gratuita sempre più incontrollata tra giovani e giovanissimi, dobbiamo abbattere la percezione di impunità diffusa e vigente. Soggetti come questi si spingono sempre più oltre perché ritengono di poterne uscire sempre impuniti”, continua il consigliere del Carroccio. “Sulla criminalità giovanile - insiste Di Bendetto - è da mesi che sosteniamo la necessità di politiche educative e sociali serie, ma purtroppo a sinistra continuano a non ascoltare e a non voler prendere seriamente la situazione di un disagio diffuso che si trasforma sempre di più in violenza e criminalità. Noi non ci stiamo perché non è una realtà che può diventare la norma di un paese che vuole dirsi civilizzato”.

 

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