Carabiniere rivendeva droga a Bologna, condannato a risarcire l’Arma

Il bilancio della Corte dei Conti. Invece di distruggere lo stupefacente sequestrato, lo cedeva ai pusher. "Danni d’immagine per 330mila euro"

Il carabiniere è stato scoperto dai suoi colleghi

Il carabiniere è stato scoperto dai suoi colleghi

Bologna, 2 marzo 2019 - Lo avevano scoperto i colleghi. Anziché distruggere la droga che veniva sequestrata, la rivendeva a pusher alimentando lui stesso quel traffico di stupefacenti che di giorno l’Arma si impegnava a combattere. Ma nel 2018 la Corte dei Conti regionale l’ha condannato al pagamento di 329.315 euro di danni d’immagine all’Arma dei Carabinieri, pari alla richiesta della procura contabile. È questo uno dei risultati messi a segno l’anno scorso e presentato ieri all’apertura dell’anno giudiziario dei magistrati contabili. Il caso in questione, che nel 2011 sfociò nell’arresto del maresciallo del nucleo radiomobile di San Giovanni in Persiceto poi condannato in sede penale per falso e peculato, destò clamore anche per il quantitativo d’hashish sottratto alla distruzione: ben 86 chili. E proprio la quantità delle sostanze di cui si era appropriato è diventata poi il parametro del danno d’immagine arrecato, ossia il doppio del valore di mercato.

Al microfono, il presidente della Corte dei Conti regionale Donato Maria Fino
Al microfono, il presidente della Corte dei Conti regionale Donato Maria Fino

Il militare non è stato però l’unico a pagare per i danni arrecati al corpo. Nel 2018 è stata registrata anche la condanna (ma è pendente l’appello) al pagamento di 30mila euro di danni d’immagine per un assistente capo della questura, colpevole in sede penale di episodi di consussione sessuale nei confronti di almeno due donne in attesa di permesso di soggiorno. Per un maresciallo capo della Guardia di finanza, poi congedatosi, è scattata invece la citazione a giudizio e relativo pagamento dell’importo contestato (un’annualità di guadagno) per aver gestito contemporaneamente, mentre era in servizio, un b&b.

Sul fronte dei lavori e delle forniture pubbliche, il 2018 ha registrato anche la condanna per i danni cagionati a un Comune del Bolognese da un dirigente nell’ambito di una convenzione urbanistica. All’azienda costruttrice era stata fatta sottoscrvivere una fideiussione di soli 20mila euro anziché 70mila e quando la ditta è fallita senza finire i lavori il Comune non ha potuto riscuotere l’importo dovuto. Un capitolo a parte è quello dei docenti universitari e ricercatori con il doppio lavoro, individuati dalla guardia di finanza (che sta continuando a scandagliare le diverse scuole).

In una decina di casi, la procura ha appellato le sentenze di primo grado per i cosiddetti ‘danni differenziali’, cioè chi pur avendo un contratto a tempo pieno per l’Ateneo, svolgeva anche incarichi esterni in situazione di incompatibilità assoluta. Nel settore dei costi della politica il 2018 si è chiuso con 31 sentenze di condanna, per un totale di 448.813,37 euro, nei confronti degli ex capigruppo e consiglieri regionali per le spese messe illecitamente a rimborso nel biennio 2011-2012. La somma riportata, però, potrebbe salire ulteriormente: al momento, infatti, non è ancora stata depositata la sentenza d’appello per l’ex capogruppo Pd, Marco Monari, già condannato in primo grado a risarcire ben 518.302,06 euro.

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