"Casa, la crisi avrà un’onda lunga Vendite in calo anche del 30%"

L’analisi di Luca Dondi Dall’Orologio, ad di Nomisma: "Situazione senza precedenti, difficile recuperare" Trattative immobiliari oggi azzerate e ripartenza complessa: "Peserà l’impoverimento della popolazione"

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L’emergenza Coronavirus è destinata a cambiare non solo le abitudini. Le ricadute sull’economia sono ad oggi difficilmente quantificabili con esattezza, ma la crisi che si sta abbattendo sul settore immobiliare, e che promette di durare almeno fino a tutto il 2021, potrebbe modificare l’assetto di Bologna: parola di Luca Dondi Dall’Orologio, amministratore delegato dell’azienda di consulenza Nomisma, che sta studiando i possibili scenari post emergenza.

Emergenza che non ha eguali o precedenti recenti a cui è possibile rifarsi: "Questa non è una normale crisi e promette di avere un’onda lunga che lascerà ferite profonde. Anche una volta tornati alla normalità, è difficile pensare che si possa recuperare il terreno perso. Ne usciremo cambiati. E tante attività non riapriranno e rischiano di non essere sostituite. Sul piano commerciale immobiliare la situazione è drammatica".

Ad essere già cambiato fina da questo primo mese di quarantena, intanto, è il mercato delle compravendite degli immobili, che nel mese di marzo si è praticamente azzerato: "Erano state 6.400 le compravendite in tutto il 2019. La previsione è che si scenda a 5.000 in questo 2020 e che calino ulteriormente nel 2021, con una perdita del 30 per cento nei prossimi due anni". Questo nella sola Bologna, perché analizzando la questione sul piano nazionale, il giro d’affari promette di perdere tra i 20 e i 30 miliardi di euro solo in questo 2020. "Le normali crisi hanno un cosiddetto andamento a ‘V’, con crollo e risalita. Questa volta ci aspettiamo un’onda lunga". Anche perché il mercato immobiliare è caratterizzato da diversi fattori, toccati tutti in una volta dal Coronavirus: "Il settore si lega a dinamiche di investimento, lavoro, liquidità, propensione delle banche a erogare credito e i beni immobili per gli istituti sono poco liquidabili da parte dei creditori, in questa fase. Gli scenari futuri – spiega l’ad di Nomisma – dipenderanno anche dalla gradualità della ripresa e dalle azioni di rilancio che saranno varate dal Governo, ma fin qui le dinamiche fanno sì che ci sia una tenuta dei prezzi degli immobili. I prezzi resistenti da un lato rafforzano la percezione di ricchezza, dall’altra riducono il mercato, perché il bisogno di liquidità e la realtà riducono l’attività transativa nell’ambito delle compravendite".

Morale: chi ha bisogno di vendere una casa per avere liquidità rischia di faticare a trovare acquirenti, "perché le restrizioni a cui siamo obbligati creano difficoltà sul piano economico e nell’ottenimento dei mutui, dato l’impoverimento della popolazione". In più c’è un secondo lato della medaglia: chi ha un immobile, pur di non venderlo sotto prezzo, "è portato a smobilizzare prima altri beni". E il mercato delle compravendite, crollato verticalmente come la maggioranza delle attività in questa fase di quarantena, rischia di faticare a ripartire.

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