Case di riposo, sos personale: idea badanti

I sindacati chiedono di isolare gli anziani negativi al virus e di farli seguire da assistenti familiari con titoli e competenze adatti

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di Federica Orlandi

Trasferire subito gli anziani delle case di riposo negativi al Covid in strutture incontaminate e, per assisterli, chiedere supporto anche agli assistenti familiari (ovvero le badanti). È una delle proposte presentate ieri dai sindacati pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp ad Ausl e istituzioni, per fare fronte all’epidemia di Covid-19 che da settimane ormai miete vittime tra i fragili ospiti che vivono nelle residenze anziani o case di riposo del territorio.

Richieste, queste, che i sindacati ricollegano ai principi delle ’Indicazioni per gestire i percorsi di continuità assistenziale in Cra (Casa residenza per anziani, ndr) e strutture residenziali per anziani e disabili’, un protocollo predisposto proprio dall’Ausl per fare fronte alla pandemia e ai focolai negli istituti. Protocollo che prevede, tra l’altro, di separare al più presto e nettamente i residenti contagiati e quelli invece non infetti, al fine di preservare la salute di questi ultimi.

Ora però, alla luce di quanto preannunciato nei giorni scorsi dal commissario regionale per l’emergenza Sergio Venturi circa l’intenzione di istituire ’case di riposo Covid’, i sindacati ritengono sia il momento di fare un ulteriore passo avanti: "Se bisogna separare gli anziani infetti da quelli sani, le opzioni sono due: trasferire tutti i positivi in una struttura già libera o comunque allestibile in tempi rapidi, un po’ come successo per gli ospedali e come sta già accadendo in altre città, oppure fare lo stesso con i negativi, isolandoli in spazi incontaminati. Naturalmente, soltanto dopo avere accertato con test sierologici e tamponi che non abbiano contratto l’infezione".

Poi però si proporrebbe il problema di reperire sanitari disponibili: un’impresa non semplice a oggi, con sempre più operatori a casa dal lavoro perché positivi al virus o in quarantena. Anche per questo, le tre sigle suggeriscono di coinvolgere dove possibile assistenti e badanti che abbiano titoli e competenze per farlo, supportando inoltre la proposta delle Federazioni sindacali di categoria di attribuire un premio economico straordinario ai dipendenti di Cra e affini.

Di irreperibilità del personale sanitario ne sa qualcosa l’istituto Casa Sant’Anna e Santa Caterina, la casa di riposo che ha ospitato uno dei primi e maggiori focolai scoppiati in città. "Da giorni non abbiamo più decessi di ospiti – sospira di sollievo il presidente Gianluigi Pirazzoli –, ma 22 dei nostri 180 operatori, circa il 10%, si trovano a casa perché benché guariti devono attendere l’esito del secondo tampone negativo prima di rientrare al lavoro. Abbiamo diramato un appello in tutta Italia per cercare di trovare degli oss, attualmente la categoria più richiesta, offrendo anche l’alloggio: non abbiamo avuto risposte".

Nella struttura di via Pizzardi gli operatori sono stati sottoposti ai test sierologici ("non tutti però, perché ci hanno detto che sono finiti i reagenti e li stanno aspettando – fa sapere il presidente –: comunque, quelli fatti finora sono risultati negativi") e a tutti gli ospiti invece è stato eseguito il tampone. "Abbiamo scoperto una decina di positivi asintomatici – si rammarica Pirazzoli –. Non ce lo aspettavamo, ma temiamo sia un problema che si riproporrà anche altrove e sarà il tema principale della ’fase due’ del contagio. Li abbiamo immediatamente isolati. Stanno tutti bene, nessuno presenta alcun tipo di malessere riconducibile al Covid".

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