
Pier Ferdinando Casini, 69 anni, senatore: giovedì era in piazza San Pietro
Senatore Pier Ferdinando Casini, come ha vissuto questi giorni di Conclave? "Parlo da bolognese, non da senatore, e da persona che nella sua lunga esperienza politica ha maturato una conoscenza del nostro Paese: non ho mai visto nella storia della Chiesa un amore, una passione, una stima così forti come quelle che ho visto nei confronti di Zuppi".
Cosa le dà queste sensazioni? "Ieri (giovedì, ndr) sono andato a pranzo al Diana con mia madre per il suo novantaseiesimo compleanno, assieme ad altri famigliari. A un certo punto ho detto: ‘Mamma, mi sento che oggi ti fanno un regalo. Mi sento che eleggono il Papa’. Così ho preso un treno per Roma...".
Ed è arrivato in tempo? "Alle 19 ero in Piazza...".
Com’è andata? "Le persone mi hanno riconosciuto: beh, non ce n’era uno che non parlasse di Zuppi...".
Lo volevano Papa? "Tutti lo volevano Papa. E non solo i bolognesi o i romani, com’è normale pensare, ma davvero tutti: siciliani, sardi, lombardi".
Tutti spiazzati, alla fine... "Sono sincero perché non mi piace essere ipocrita: devo dire che, quando è arrivato il nome, sinceramente ho visto un po’ di smarrimento".
Un affetto così forte per l’arcivescovo da dove nasce? "È un patrimonio di amore, oltre che una grande responsabilità per lui. Ma, soprattutto, rappresenta una grande ricchezza per la Chiesa di Bologna".
Zuppi ha detto che, prima di diventare Papa, il Bologna deve vincere lo scudetto. Lei, tifoso rossoblù doc, come risponde? "Ecco, l’unica cosa su cui ho qualche dubbio è proprio la fede calcistica di Zuppi, perché ricordo che ci stiamo giocando la Champions League anche con la Roma: non vorrei facesse confusione... (ride, ndr)".
Un commento a caldo sul nuovo Pontefice, intanto? "Dimostra quanto sia gigantesca la Chiesa, capace di sfuggire a ogni previsione e di sorprendere sempre".
Lei è stato sorpreso? "Nessuno aveva pronosticato questi tempi e questi modi, un Conclave così veloce, perché nelle analisi che si fanno si applicano le categorie terrene...".
Logiche fuori da queste situazioni, in sostanza... "Per noi credenti lo Spirito Santo esiste, ma è certo che anche i cardinali hanno dato un grande contributo per trovare una soluzione con tre requisiti".
Quali? "Unità, rapidità, autorevolezza".
Che si traducono in cosa? "Le sfide dei nostri tempi richiedono immediatezza e la Chiesa ha dimostrato di essere imbattibile da questo punto di vista".
Le piace questo Papa? "Non lo conosco personalmente, ma ha personalità e ha già sorpreso nella scelta del nome".
Per lei da cosa deriva proprio questa scelta? "Per noi cattolici impegnati in politica, la lezione di Leone XIII e quella del ‘Rerum Novarum’ ci indicano una strada".
Quale? "Un’economia di mercato che si coniughi con i principi della socialità e della difesa dei più deboli. Così il profitto è un elemento di ridistribuzione e di riequilibrio, mentre oggi è il momento delle disparità e delle estreme povertà. Ma anche la scelta del continente è significativa...".
Cosa ci dice? "Un Papa che viene dalle due Americhe è un Papa che sfida i dogmi: per anni si è detto che nella patria del capitalismo non ci potesse essere un Papa. Oggi la Chiesa va all’attacco e supera queste convenzioni. Lo aveva già fatto con Giovanni Paolo II e con Francesco, lo ha fatto nuovamente".