Casini nella notte stacca Sgarbi La vittoria al Senato è vicina

L’ex presidente della Camera, in corsa per il Pd, in vantaggio sullo sfidante del centrodestra per 40,4% a 31,6%. Al terzo posto, staccatissimo, il candidato del Movimento 5 stelle Fabio Selleri, poco sopra il 10%

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di Luca

Orsi

Quella tra Pier Ferdinando Casini, ex Dc candidato per il Partito democratico, e Vittorio Sgarbi (lista Noi moderati), appoggiato dal centrodestra, è stata – con il dovuto rispetto per gli altri dieci competitor in lizza – la sfida per il Senato che sotto le Due Torri ha monopolizzato il racconto politico della campagna elettorale.

Alla fine, il pronostico dovrebbe essere rispettato. A Bologna, ormai uno dei pochi collegi blindati rimasti al centrosinistra in tutta Italia, alle due di ieri notte – con 616 sezioni scrutinate su 1.114 – Casini era in testa con il 40,48%, pari a 123.819 voti, contro il 31,63% (96.737 voti) di Sgarbi. D’altra parte, aveva ammesso lo stesso critico d’arte, "ho accettato una sfida quasi impossibile".

Sul gradino più basso del podio si è piazzato Fabio Selleri, candidato del Movimento 5 stelle, che a Bologna aveva mosso i primi passi. Selleri aveva il 10,78%, pari a 32.978 voti. Selleri non dovrebbe riuscire a bissare il risultato di quattro anni fa, quando Michela Montevecchi arrivò al 24,39% (87.052 voti).

Molto vicino al M5s è Marco Lombardo, in corsa con il Terzo polo, il cui risultato era atteso con curiosità. Già assessore comunale della giunta Merola – che lasciato il Pd è entrato in Azione, di cui è segretario – nella notte Lombardo aveva raggiunto il 9,63%, con 29,460 voti.

Il risultato della lista Calenda-Renzi, che ha succhiato voti al Pd, ha probabilmente contribuito ad assottigliare un poco il vantaggio di Casini su Sgarbi.

Nel marzo 2018 Casini sbancò, incassando 121.898 voti e raggiungendo il 34,15%. Staccando l’avversaria del centrodestra, Elisabetta Brunelli, di circa sei punti percentuali.

Se il risultato della notte sarà confermato a scrutinio concluso, con la vittoria di ieri, l’ex presidente della Camera sarebbe eletto per la seconda volta di fila a Bologna sotto le insegne del Pd, nonostante polemiche e mugugni di una parte della base del partito locale all’annuncio della candidatura dato da Enrico Letta. Ma, alla fine, le sezioni dem – come già accaduto quattro anni fa – hanno metabolizzato la scelta del candidatura.

E vincendo, come quattro anni fa l’antico avversario dc, già presidente della Camera, rappresenterebbe una delle poche note liete per un Pd sempre più in crisi di identità e di consensi anche sotto le Due Torri.

Casini si confermerebbe così il recordman di permanenza in Parlamento. Un vero highlander della politica, con alle spalle – fino a ieri – 39 anni filati fra Camera e Senato. E dieci legislature.

Sgarbi – che ha combattuto fino all’ultimo giorno, passando da sagre di paese a convegni, da salotti a cene elettorali – ha condotto una campagna elettorale scoppiettante – spesso dissacrante e irriverente.

Legato all’ex presidente della Camera da una buona amicizia, ricambiato, il candidato del centrodestra ha più volte attaccato Casini, definendolo di volta in volta "uccello impagliato", "un fantasma", o "statua da museo".

Casini, da parte sua, ha tenuto un profilo basso, evitando ogni polemica con l’avversario.

Agli altri otto candidati in lizza per il Senato sono andate, come era prevedibile fin dalla vigilia, soltanto le briciole.

Sempre alle due di ieri notte Maurizio Baldacci (Alternativa per l’Italia) era fermo allo 0,22%, Alessandro Capucci (Partito animalista) allo 0,6%, Bruno Savini (Destre unite) allo 0,12%, Marco Odorici (Unione popolare) a un onorevole 2,49%, Riccardo Paccosi (Italia sovrana e popolare) all’1,35%, Stefano Montanari (Vita) all’1,03%, Daniele Mattei (Italexit di Paragone) all’1,56% e Gianni Catelani (Mastella) non è andato oltre lo 0,07%.

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