Caso Carabellò, la verità nel suo telefono

Omicidio, i Ris hanno estrapolato sms e chiamate "molto utili" dall’apparecchio ritrovato accanto al cadavere. Contatti con i due indagati

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Dopo sei anni quel telefonino Ngm è tornato a parlare e a riportare alla luce le ultime conversazioni avute da Biagio Carabellò. "In modo inaspettato – dice soddisfatta l’avvocato Barbara Iannuccelli per la famiglia dell’operaio scomparso dalla Bolognina il 23 novembre 2015 e i cui resti sono stati ritrovati il 23 marzo in via Romita, dietro il Parco Nord – perché pensavamo che dopo questo tempo l’apparecchio non potesse ridare indietro nulla". L’accertamento tecnico non ripetibile sul telefono e sulla Sim, rinvenuti insieme alle ossa e al giubbotto in un canale di scolo, è stato portato a termine ieri dai Ris di Roma i quali metteranno presto a disposizione l’intero contenuto nelle mani del pm Elena Caruso, titolare del fascicolo riaperto per omicidio volontario e che vede indagati l’ex coinquilino A.S. e Simona Volpe, già a processo per il testamento della compagna di Carabellò.

Da quanto emerso sarebbero tantissimi i messaggi estrapolati – il cui contenuto è ancora top secret – nelle ore precedenti la scomparsa del 46enne, alcuni tra la vittima e gli indagati. Non solo. Tra le conversazioni ritenute d’interesse investigativo ve ne sarebbero altrettanti con soggetti già sentiti nell’inchiesta i quali potrebbero avere fornito versioni non attendibili. "Persone – aggiunge l’avvocato Iannuccelli – che potrebbero aver detto bugie. Incroceremo i dati e tireremo le somme".

Intanto entro fine mese sono attesi i depositi della consulenza tecnica dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, nominata dalla Procura, sui resti di Carabellò, e della relazione dei Ris di Parma incaricati di analizzare il giubbotto e le siringhe ritrovare accanto al cadavere.

Nicola Bianchi

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