Bologna, eredità Faac, controlli su altri cronisti

Spunta una nuova richiesta di tabulati del 2013 a firma del pm Giovannini

Il procuratore aggiunto Valter Giovannini

Il procuratore aggiunto Valter Giovannini

Bologna, 27 ottobre 2017 - I tabulati telefonici fatti ai giornalisti Gilberto Dondi del Carlino e Gianluca Rotondi del Corriere di Bologna non sono un caso isolato. Nel corso delle indagini dell’inchiesta principale sull’eredità Faac, il procuratore aggiunto Valter Giovannini aveva infatti già firmato l’acquisizione dei tabulati, sia dello stesso Rotondi, sia del nerista del Carlino Enrico Barbetti, sia di Alessandro Mantovani, all’epoca anche lui al Corriere di Bologna.

Nella fattispecie, la richiesta datata 5 giugno 2013 era stata successiva alla pubblicazione della notizia dell’intrusione, il 27 maggio 2013, nello studio del presidente del trust della Faac, uscita su entrambi i quotidiani quello stesso giorno. Il procuratore aggiunto, evidenziando come la notizia fosse «in astratto divulgabile stante l’oggettiva rilevanza pubblica e l’assenza di significativi particolari istruttori», disponeva l’acquisizione dei tabulati, dal 27 al 30 maggio 2013, allo scopo di «individuare le fonti dell’informazione, potendo da esse ricostruire meglio qualche contorno della complessa vicenda di indagine».

Si tratta dunque di un altro episodio che si va ad aggiungere a quello stigmatizzato duramente l’altro giorno dall’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna e dal sindacato delll’Aser. L’Odg e il sindacato, già mercoledì in merito ai tabulati chiesti per Dondi e Rotondi, avevano domandato alla Procura di fare chiarezza sulla vicenda, chiamando in causa anche le ripetute pronunce della Corte europea che ha ribadito più volte come «la tutela delle fonti giornalistiche deve essere totale e dunque deve estendersi sino al divieto di perquisizione di documenti e di supporti informatici, ciò al fine di garantire il più totale vincolo di anonimato in capo alle fonti a cui il giornalista attinge». I presidenti dell’Odg e dell’Aser, Giovanni Rossi e Serena Bersani, hanno parlato di una questione sconcertante e che «preoccupa perché presuppone un tentativo di individuare le fonti che i giornalisti sono tenuti a tutelare e suscita profonde perplessità per il metodo utilizzato».

I magistrati non hanno però risposto alle sollecitazioni dei giornalisti e, anzi, è emerso questo nuovo caso – ancora legato all’intricata vicenda Faac – da cui si evince in maniera pacifica la volontà della Procura, all’epoca dei fatti, di conoscere le fonti di informazione dei cronisti.

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