Caso Poggiali, Re assolto: "Il fatto non sussiste". Finito il calvario di primario e caposala

I due medici dell’ospedale di Lugo erano accusati di omicidio. L’avvocato Tommaso Guerini: "La paziente morì per cause naturali. Il mio assistito per dieci anni ha vissuto con un’accusa infamante".

Caso Poggiali, Re assolto: "Il fatto non sussiste". Finito il calvario di primario e caposala
Caso Poggiali, Re assolto: "Il fatto non sussiste". Finito il calvario di primario e caposala

Sono stati assolti "perché il fatto non sussiste", Giuseppe Re, 74 anni, di origine palermitana ma residente a Bologna, e Cinzia Castellani, 68, originaria di Copparo (Ferrara) e residente nel Ravennate: si tratta dell’allora primario e caposala dell’ospedale in cui lavorava l’ex infermiera Daniela Poggiali. Entrambi erano accusati dell’omicidio con dolo eventuale della loro paziente Rosa Calderoni, morta a 78 anni l’8 aprile 2014 poche ore dopo il ricovero all’ospedale di Lugo (Ravenna) in cui appunto lavoravano i sanitari.

Pur con argomentazioni differenti, tutte le parti avevano chiesto l’assoluzione; dopo circa un’ora di camera di consiglio, la Corte d’Assise del tribunale di Ravenna ha assolto i due imputati.

La vicenda è appunto legata a quella della cinquantunenne Poggiali, assolta lo scorso gennaio in via definitiva dall’accusa di avere ucciso la paziente settantottenne con un’iniezione di potassio. Prima della pronuncia della Cassazione di inammissibilità del ricorso della Procura generale di Bologna, però, la Procura ravennate aveva fatto a propria volta ricorso contro l’assoluzione lampo di primario e caposala avvenuta il 15 novembre 2021 sempre a Ravenna, in apertura del processo sulla base della sola lettura del capo d’imputazione, ottenendo di celebrare un nuovo processo. Nell’attesa dell’udienza però l’assoluzione di Poggiali era diventata definitiva, dopo il terzo appello bolognese. Appello che seguiva una condanna all’ergastolo in primo grado a Ravenna e due assoluzioni in appello a Bologna, bocciate da altrettante Cassazioni a Roma.

"La sentenza con la quale la Corte d’Assise di Ravenna ha assolto ’perché il fatto non sussiste’ il dottor Giuseppe Re è giusta e corretta, e conclude il più ingiusto dei processi – commenta l’avvocato difensore del primario, il professor Tommaso Guerini –. Per dieci anni Giuseppe Re ha dovuto convivere con l’accusa di aver commesso un delitto che non solo non c’è mai stato, essendo stato definitivamente acclarato che la compianta signora Rosa Calderoni è deceduta per cause naturali, ma che era del tutto evidente che non poteva avere commesso".

Prosegue il difensore: "Ci sarà modo di riflettere, e la comunità dei penalisti non potrà esimersi dal farlo, sulle ragioni che hanno reso possibile il perpetrarsi di un’ingiustizia resa ancor più inaccettabile dal fatto che questa indagine ha travolto con una violenza inusitata la pacifica esistenza di un medico stimato e della sua famiglia. Per quanto ci riguarda – conclude il professor Guerini –, la gioia per un esito fausto non potrà mai ripagare un cittadino onesto della sofferenza patita nel corso di un processo che mai come in questo caso si è rivelato un vero e proprio supplizio, inferto a un innocente".

f. o.

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