Notte blasfema, bufera sul Cassero

Ira della giunta e sdegno di Caffarra per le foto sul web. Bugani: “Branà si dimetta”. E il circolo si scusa

Bologna: ‘Venerdì credici’, serata blasfema del Cassero

Bologna: ‘Venerdì credici’, serata blasfema del Cassero

Bologna, 19 marzo 2015 - Prima il party venato di blasfemia, poi la reprimenda di Comune e Pd, infine le scuse del Cassero per quelle immagini dissacranti. Deflagra così, in 12 ore, il caso della serata ‘Venerdì credici’ organizzato nello storico locale della comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisexual, transgender).

Tutto nasce da una riflessione mattiniera, scritta su Facebook, dalla consigliera comunale democratica Raffaella Santi Casali. «Non trovo una sola ragione per cui questa roba debba avere luogo in una sede del Comune e finanziata coi soldi di tutti», è il suo pensiero. E sotto viene caricata una foto dove tre ragazzi, coperti con un velo sulle parti basse e con una corona di spine in testa, armeggiano in pose provocanti con una croce cristiana. Troppo, secondo Santi Casali. Il tam tam sulla rete fa il resto e a metà mattina sono già in tanti a intervenire per condannare le immagini giudicate irriverenti.

Lo stesso Cassero non fa mistero dei suoi obiettivi ospitando la serata danzereccia, una notte «blasfema e scaramantica». E’ durante quel venerdì che viene anche organizzato lo ‘sbattezzo point’ dove si può inoltrare richiesta per essere cancellati dalle liste delle parrocchie. L’ispirazione per quelle pose, dicono i sostenitori del circolo, viene dalla rivista satirica Charlie Hebdo. In particolare da un’immagine disegnata da Luz, dove si vedono il Signore, Gesù Cristo e lo Spirito santo in una posa simile a quella della foto.

La polemica contagia anche Palazzo d’Accursio e persino Massimo Bugani, capogruppo grillino e da sempre grande sostenitore delle battaglie Lgbt, si schiera contro il circolo. «Ho molti amici gay e ho partecipato a moltissime manifestazioni organizzate dal mondo Lgbt – premette Bugani –, ma da quando il presidente dell’Arcigay si chiama Vincenzo Branà, le battaglie da me condivise e ultra legittime si stanno incagliando in una gestione sciocca e sensazionalistica». Invece che la sospensione dei finanziamenti al Cassero, legittima secondo l’esponente del Movimento 5 stelle, «chiedo le dimissioni immediate di Vincenzo Branà».

Sotto la rivendicazione della consigliera Santi Casali del Pd spunta poi anche il sostegno della vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini. Prende spunto anche il consigliere regionale Giuseppe Paruolo: «Iniziativa discutibile se fatta a casa e a spese proprie, ma certamente indegna di essere sostenuta da risorse pubbliche».

La bufera si fa tanto forte che scuote persino il sindaco Virginio Merola, che nei mesi scorsi non ha risparmiato fatiche nel portare avanti la battaglia per il riconoscimento delle unioni civili. «Nessuna censura – tira il freno il Comune in una nota –, ma il Cassero si assuma la responsabilità di una grave offesa, che ha molto più del volgare e provocatorio».

E’ un gol a porta vuota per le opposizioni, in particolare per i forzisti Marco Lisei e Galeazzo Bignami, che assieme a Valentina Castaldini (Ncd) andranno in Procura «per denunciare quanto accaduto all’interno del Cassero».

In serata il Cassero replica e si scusa con chi si sarebbe sentito offeso, ma ribadisce che «sono gli stessi cattolici a inserire il tema religioso a ostacolo e preclusione del riconoscimento dei diritti Lgbt. Quel conflitto esiste e occorre che tutte e tutti ce ne facciamo carico, cattolici in primis».

Chiude il cerchio la serata organizzata proprio ieri al Cassero, che per uno scherzo del destino aveva questo titolo: ‘Omosessualià e religione’. Tra gli invitati, un parroco metodista e un esponente di ‘Noi siamo Chiesa’.

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