La ’Sagra dei marroni’ nel cuore di Castel del Rio

Il Gal, Gruppo di Azione Locale, dell’Appennino Bolognese ha pubblicato in questi giorni un bando per il finanziamento di progetti di riqualificazione e valorizzazione dei castagneti da frutto. Un tema che interessa da vicino la vallata del Santerno e, in particolar modo, il territorio di Castel del Rio. Le imprese agricole interessate, comprese quelle che esercitano l’attività agricola come mansione secondaria, potranno presentare domanda di contributo entro le 12 del prossimo 28 febbraio. Le domande dovranno essere accompagnate da un ‘Piano di Investimenti’ finalizzato a migliorare lo stato colturale del castagneto. Ma anche l’eventuale acquisto di macchinari per la gestione silvo-colturale, la lavorazione e prima trasformazione del frutto ed il restauro dei metati-essiccatoi. "Si tratta del primo bando nel suo genere, riservato ai soli castanicoltori ed aperto anche a quanti svolgono questa attività come occupazione secondaria – spiega il presidente del Gal, Tiberio Rabboni –. Una realtà molto diffusa in Appennino. Una mano tesa finalizzata ad accrescere i castagneti classificati da ‘frutto’ ed allargare la gestione castanicola alla lavorazione e alla trasformazione delle castagne con la produzione di farine ed altri derivati".  Un circuito virtuoso. "L’obiettivo è quello di incrementare l’interesse professionale e la redditività di questa tipica produzione montanara – continua Rabboni –. L’antico ‘albero del pane’ è stato per secoli, nel medio-alto appennino, una risorsa alimentare primaria ed una delle poche fonti di reddito agricolo. Ma le cose sono cambiate negli ultimi 50 anni". Non solo. "Vantiamo un patrimonio castanicolo importante che, opportunamente gestito e valorizzato, può costituire il volano di una auspicabile ripresa agricola e territoriale – conclude Rabboni –. Per stimolare la più ampia partecipazione al bando organizzeremo, nel corso del mese di gennaio, un incontro di informazione ed approfondimento con i Consorzi Castanicoli attivi nel nostro appennino". L’opportunità prevede un contributo a fondo perduto del 60% sulla spesa ammissibile qualora il richiedente sia un agricoltore con meno di 41 anni e se i castagneti sono localizzati nei territori classificati come ‘zona svantaggiata’. In pratica, tutti i comuni nell’ambito del Gal con le sole eccezioni dei territori extraurbani di Zola Predosa, Dozza, la parte collinare di Valsamoggia, San Lazzaro di Savena, Ozzano dell’Emilia e Castel San Pietro Terme. In questi casi il contributo previsto sarà pari al 40% della spesa ammissibile. Quest’ultima, poi, non potrà essere inferiore ai 2.500 euro e superiore ai 25mila. Per ‘castagneto da frutto’, infine, si intende un’area caratterizzata dalla presenza di castagni con densità non inferiore a 30 esemplari per ettaro soggetti a costanti pratiche colturali.  Mattia Grandi

Cronaca

Il Gal, Gruppo di Azione Locale, dell’Appennino Bolognese ha pubblicato in questi giorni un bando per il finanziamento di progetti di riqualificazione e valorizzazione dei castagneti da frutto. Un tema che interessa da vicino la vallata del Santerno e, in particolar modo, il territorio di Castel del Rio. Le imprese agricole interessate, comprese quelle che esercitano l’attività agricola come mansione secondaria, potranno presentare domanda di contributo entro le 12 del prossimo 28 febbraio. Le domande dovranno essere accompagnate da un ‘Piano di Investimenti’ finalizzato a migliorare lo stato colturale del castagneto. Ma anche l’eventuale acquisto di macchinari per la gestione silvo-colturale, la lavorazione e prima trasformazione del frutto ed il restauro dei metati-essiccatoi. "Si tratta del primo bando nel suo genere, riservato ai soli castanicoltori ed aperto anche a quanti svolgono questa attività come occupazione secondaria – spiega il presidente del Gal, Tiberio Rabboni –. Una realtà molto diffusa in Appennino. Una mano tesa finalizzata ad accrescere i castagneti classificati da ‘frutto’ ed allargare la gestione castanicola alla lavorazione e alla trasformazione delle castagne con la produzione di farine ed altri derivati". 
Un circuito virtuoso. "L’obiettivo è quello di incrementare l’interesse professionale e la redditività di questa tipica produzione montanara – continua Rabboni –. L’antico ‘albero del pane’ è stato per secoli, nel medio-alto appennino, una risorsa alimentare primaria ed una delle poche fonti di reddito agricolo. Ma le cose sono cambiate negli ultimi 50 anni". Non solo. "Vantiamo un patrimonio castanicolo importante che, opportunamente gestito e valorizzato, può costituire il volano di una auspicabile ripresa agricola e territoriale – conclude Rabboni –. Per stimolare la più ampia partecipazione al bando organizzeremo, nel corso del mese di gennaio, un incontro di informazione ed approfondimento con i Consorzi Castanicoli attivi nel nostro appennino". L’opportunità prevede un contributo a fondo perduto del 60% sulla spesa ammissibile qualora il richiedente sia un agricoltore con meno di 41 anni e se i castagneti sono localizzati nei territori classificati come ‘zona svantaggiata’. In pratica, tutti i comuni nell’ambito del Gal con le sole eccezioni dei territori extraurbani di Zola Predosa, Dozza, la parte collinare di Valsamoggia, San Lazzaro di Savena, Ozzano dell’Emilia e Castel San Pietro Terme. In questi casi il contributo previsto sarà pari al 40% della spesa ammissibile. Quest’ultima, poi, non potrà essere inferiore ai 2.500 euro e superiore ai 25mila. Per ‘castagneto da frutto’, infine, si intende un’area caratterizzata dalla presenza di castagni con densità non inferiore a 30 esemplari per ettaro soggetti a costanti pratiche colturali. 
Mattia Grandi

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