Cataplessia, la cura? A Bologna uno studio indica una soluzione

Giuseppe Plazzi e Fabio Pizza del Centro Narcolessia dell’Isnb e dell’Università hanno individuato l’area del cervello coinvolta in questi fenomeni

Cataplessia, uno studio indica una soluzione (Foto di repertorio Ansa)

Cataplessia, uno studio indica una soluzione (Foto di repertorio Ansa)

Bologna, 7 febbraio 2019 - Perdere di colpo tono muscolare e cadere a terra a causa di un’emozione improvvisa come una bella risata. È ciò che accade alle persone colpite da narcolessia di tipo 1 quella cioè che vede, tra le sue manifestazioni peculiari, la cataplessia. Basta un’emozione improvvisa, appunto una risata, e per cause ancora non note, la persona perde forza muscolare e cade. Un sintomo potenzialmente pericoloso che gli adulti, con il tempo, riescono parzialmente a prevedere e controllare, ma che per i bambini rimane imprevedibile.

Ora, una nuova scoperta pare indicare una soluzione perché individua un possibile meccanismo neurologico di difesa preventiva dalla cataplessia. A guidare lo studio, sono Giuseppe Plazzi e Fabio Pizza, del Centro Narcolessia dell’Isnb e dell’Università di Bologna, che hanno individuato l’area del cervello coinvolta in questi fenomeni. Condotta su circa 60 bambini, metà dei quali non affetti da narcolessia, la ricerca ha evidenziato come nei bambini narcolettici nei quali una risata non innesca un attacco cataplettico, si attiva una struttura del cervello profonda, la cosiddetta “zona incerta”.

Cosa che, invece, non accade quando si scatena l’attacco cataplettico e nei bambini non narcolettici. L’attivazione della zona incerta potrebbe, quindi, costituire un meccanismo di difesa innato di prevenzione delle cadute. La nuova frontiera della ricerca riguarda ora le dinamiche di attivazione della zona incerta e la possibilità di indurle farmacologicamente.

Lo studio, pubblicato sulla prima pagina di gennaio di Neurology, organo dell’American Academy of Neurology, è stato condotto dai professionisti del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze e di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Una collaborazione cui si aggiunge il supporto di Ain, l’Associazione Italiana di Narcolessia, fondamentale nella mediazione con i pazienti.

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