Cavim Imola (Bologna): crisi scongiurata, Poletti fa avanti il piano di salvataggio

La famiglia Poletti salva la Cavim di Imola, evitando la chiusura dello stabilimento. Un piano di salvataggio in due fasi per garantire la raccolta dei conferimenti della vendemmia 2023. Preoccupazione tra i soci per le sorti del denaro conferito.

IMOLA (Bologna)

Epilogo drammatico evitato per la Cavim di Imola. La grande cooperativa vitivinicola con oltre 500 soci, da tempo in crisi e attraversata da forti tensioni interne, passa infatti nelle mani di un’altra importante realtà locale. Si tratta della casa vinicola Poletti, che porterà avanti un piano di salvataggio in due fasi: prima l’affitto di ramo d’azienda e poi l’acquisizione definitiva di Cavim. Una mossa che "scongiura la chiusura dello stabilimento" e "garantisce la raccolta dei conferimenti della vendemmia 2023", per dirla con i vertici della cooperativa alle prese con una delicata procedura di ‘Composizione negoziata della crisi’. "Sarà attivata una procedura competitiva per ottimizzare il valore della cantina e quindi per soddisfare i creditori soci, banche e fornitori – spiegano da Cavim –. È stata individuata una modalità di scelta del consulente al quale affidare l’analisi sulla possibilità e sui benefici dell’adozione di azione di responsabilità verso i soggetti che hanno ricoperto cariche sociali o posizioni apicali" nell’ambito della cooperativa.

"Rilevare la Cavim è per noi una sfida molto impegnativa – commentano dalla famiglia Poletti –. Ora contiamo di chiudere la partita, attraverso l’acquisizione definitiva, nel giro di un anno". Tra i soci resta però la preoccupazione per le sorti del denaro conferito nella cooperativa, al punto che qualcuno avrebbe preferito una soluzione diversa. "Il Comune avrebbe potuto attivarsi assieme alla Regione per favorire un processo di fusione di Cavim con Agrintesa – protesta il consigliere comunale della Lega, Simone Carapia, chiamando in causa anche Confcooperative –. In questa soluzione, i soci non avrebbero perso un euro".

Enrico Agnessi