Fra gli appuntamenti del cartellone Il nuovo L’antico di Bologna Festival per l’autunno, spicca una serata a forte impronta devozionale incentrata sui Responsori della Settimana Santa composti da Carlo Gesualdo, principe di Venosa (1611). Ce li propone questa sera (Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano, ore 20.30) l’Ensemble Arte Musica diretto da Francesco Cera, organista e cembalista di nascita e formazione bolognese. "Bologna – dice Cera – è stata fondamentale nella mia formazione musicale, per le tante possibilità capace di offrirmi negli anni ’80: le precoci lezioni con Luigi Ferdinando Tagliavini, il restauro degli organi di San Petronio nel 1982 che mi fece innamorare degli strumenti storici e del repertorio antico italiano, la ricchissima biblioteca oggi ospitata nel Museo della Musica, la presenza in città di musicologi come Oscar Mischiati e Sergio Vartolo, veri pionieri per la rinascita della musica antica in Italia".
"Sono poi venuti – prosegtue –i contatti con il mondo esterno: il perfezionamento con Gustav Leonhardt ad Amsterdam, l’ingresso a 23 anni nell’ensemble Il Giardino Armonico a Milano, i tanti dischi registrati con l’etichetta bolognese Tactus dedicati a opere per tastiera ma anche vocali del Seicento italiano. La tappa più recente che mi piace ricordare è la registrazione completa del Clavicembalo ben temperato di Bach per Dynamic".
Cosa c’è da aspettarsi stasera? "I responsori sono degli ‘intermezzi’ che, all’interno dell’Ufficio delle Ore, sintetizzano le preghiere precedenti. Quelli di Gesualdo che eseguiremo (6 voci a cappella) sono pensati per i riti della Settimana santa e tematizzano quindi la Passione di Cristo. In questa mia proposta, la narrazione della Passione è diventata il filo conduttore della serata, e i responsori polifonici (estrapolati dalla loro funzione liturgica originale) fanno da pause di riflessione musicale al racconto evangelico di Matteo, esposto in una versione cantata monodica del ’500: un abbinamento inedito che tende a sottolineare la portata descrittiva delle musiche di Gesualdo, incredibilmente varie con i loro effetti di chiaroscuro, di pieno e vuoto, di forza e sussurro, di dissonanze e cromatismi davvero impressionanti nei momenti più crudi della narrazione. Non lo considero un concerto quaresimale fuori tempo. La Passione di Cristo ci interroga quotidianamente e in tutte le epoche: letta con lo specchio della coscienza, vi vediamo l’Uomo che con il suo egoismo e la sua superbia rifiuta Dio, tradito oggi come lo fu la sua incarnazione umana del racconto evangelico".
Marco Beghelli