Cesare Bocci, giornalista scettico

L’attore sul set di ’Gente strana’: "Racconto il Cefa e quello che fa davvero. Con gli occhi di un uomo comune"

Cesare Bocci sul set

Cesare Bocci sul set

Bologna, 17 aprile 2022 - Il Cefa. Se ne sente parlare da 50 anni, ma si sa veramente tutto quello che ha fatto in cinque decenni? L’Organizzazione non governativa fondata a Bologna nel 1972 dal parlamentare Giovanni Bersani (morto centenario nel 2014) e da padre Angelo Cavagna, religioso dehoniano e prete operaio, è da tanti anni una delle realtà internazionalmente più virtuose, il cui credo è quello di una formazione agricola che aiuti le comunità rurali più povere del sud del mondo a raggiungere l’autosufficienza alimentare, distaccandosi dall’assistenzialismo.

Ma appunto, nonostante il lungo operato, non è una realtà scontata e su questa base la casa di produzione Genoma ha deciso di investire in un docufilm intitolato ’Gente strana’, che ne racconti genesi e gesta – davvero straordinarie – tra Bologna e la Tanziania, attraverso l’inchiesta di un giornalista interpretato da Cesare Bocci, che nella vita è anche ambasciatore di Save The Children, e con la partecipazione di Lodo Guenzi nel ruolo di se stesso. Con la sceneggiatura di Antonio Pisu, il film è in progress sui colli bolognesi in questi giorni, con la regia Marta Miniucchi.

Marta Miniucchi, come avete deciso di narrare la storia del Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura?

"Per poter utilizzare i bellissimi repertori originali che abbiamo del Cefa in giro per il mondo e per poter fare della bella fiction, sto usando l’escamotage di un reporter, Loris Candiani, interpretato da Cesare Bocci che, obbligato dal suo editore, fa delle ricerche sul Cefa. Rappresenta noi, il pubblico medio, la diffidenza, il cinismo del popolo che si chiede sempre se queste organizzazioni siano oneste o meno. Il reporter, che ha casa sui colli di Bologna dove stiamo girando ora, scava nella storia del Cefa attraverso la storia di un volontario, Marco Rinoldi, interpretato da Matteo Gatta".

Quale sarà?

"Simbolicamente prenderemo come riferimento un progetto reale del Cefa che ha avuto sede in Tanzania e il volontario, intervistato dal reporter, ci racconta come ha conosciuto il Cefa, come ha operato e come ha costruito il progetto. Ci racconta anche il suo rapporto con un bambino tanzaniano che ha conosciuto in Africa, John Sagala. Quando abbiamo bisogno di dare informazioni tecniche entra in scena Lodo Guenzi e ce le racconta".

Giovanni Bersani come appare?

"Il suo personaggio di fondatore è tratteggiato dalle indagini del giornalista, dal racconto personale del volontario e attraverso i bellissimi materiali di repertorio, dove addirittura si vede Bersani con il presidente della Tanzania Julius Kambarage Nyerere negli anni Ottanta".

Cesare Bocci, lei è il reporter che riceve l’incarico di fare un’inchiesta sul Cefa, e non ne rimane troppo entusiasta. Il mondo dei media spesso non è interessato a certi argomenti...

"Credo che il mio personaggio rappresenti soprattutto la voce del popolo che ha paura di donare perché non è mai sicuro di dove vadano a finire questi soldi. Poi è vero, di casi eclatanti ce ne sono stati".

Anche perché ce ne sono davvero tante di organizzazioni. Orientarsi non è facile.

"E’ vero, riflettendo con un rappresentante attuale del Cefa, si diceva che di organizzazioni ce ne sono proprio tante e che tutte fanno, chi più chi meno, ma che in questo periodo sarebbe più incisivo se si mettessero insieme per fare dei progetti, perché si spenderebbero meno soldi e si disperderebbero meno energie… Ma si sa, l’Italia è unita ma è anche il paese dei campanili".

Lei conosceva il Cefa?

"Lo conoscevo ma non lo conoscevo davvero. In generale le organizzazioni mi incuriosiscono, ma prima di fare donazioni, voglio conoscere le persone e i bilanci, perché mi lego a quelle che investono praticamente tutto in progetti e in questo caso il Cefa investe il ricavato in progetti al 93 per cento".

 

 

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