REDAZIONE BOLOGNA

Cgil: "Siamo preoccupati". M5S: "Rabbia del territorio"

Rabbia, delusione e preoccupazioni da parte della politica e delle sigle sindacali dopo il prosieguo delle procedure per la riorganizzazione...

Rabbia, delusione e preoccupazioni da parte della politica e delle sigle sindacali dopo il prosieguo delle procedure per la riorganizzazione...

Rabbia, delusione e preoccupazioni da parte della politica e delle sigle sindacali dopo il prosieguo delle procedure per la riorganizzazione...

Rabbia, delusione e preoccupazioni da parte della politica e delle sigle sindacali dopo il prosieguo delle procedure per la riorganizzazione in atto nei Cau di San Lazzaro, Casalecchio di Reno e Navile, con il passaggio del servizio da 24 ore a 14, togliendo le notti, e l’annunciata trasformazione del pronto soccorso di Bazzano in punto di primo intervento. "Esprimiamo forti preoccupazioni per gli accessi che aumenteranno all’Ospedale Maggiore, dove il Cau non copre le ore notturne. L’8% dichiarato dalla direzione, che fruiscono dei servizi nei Cau di San Lazzaro, Casalecchio e Navile Bologna dalle 22 alle 8, in numeri assoluti sono più di 7.000 accessi annui, così come quasi 2.000 sarebbero quelli provenienti dalla trasformazione dell’ospedale di Bazzano. Quindi 9.000 mila accessi in più da gestire, a parità di personale, e con una situazione logistica ancora precaria", ha detto Gaetano Alessi, responsabile sanità della Cgil di Bologna.

L’appello arriva anche da Lorenzo Casadei, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Emilia-Romagna: "Le chiusure e i ridimensionamenti dei servizi sono inaccettabili. La Regione prenda atto della rabbia dei territori. Esprimo la più ferma e totale contrarietà al piano annunciato dalla Regione Emilia-Romagna. Una manovra presentata come razionalizzazione e adeguamento agli ingressi delle strutture, ma che di fatto taglia fuori migliaia di cittadini da un’assistenza sanitaria accessibile e tempestiva che una sanità pubblica deve garantire. Le mobilitazioni di questi giorni, centinaia di persone tra cui cittadini, sindaci e personale sanitario, dimostrano che anche il territorio non ci sta. Si parla tanto di medicina di prossimità, ma poi si svuotano i presidi di territorio, proprio quelli che dovevano alleggerire gli ospedali maggiori. È una contraddizione evidente e pericolosa".