Chaslin: "Comporre è la mia strada"

Il Maestro stasera sul podio del Manzoni dirige l’Orchestra del Comune in un omaggio a Mahler

Chaslin: "Comporre è la mia strada"

Chaslin: "Comporre è la mia strada"

di Marco Beghelli

Omaggio a Gustav Mahler, questa sera (Auditorium Manzoni, ore 20.30), per la stagione sinfonica del Comunale. In programma la sua ’Quarta Sinfonia’, preceduta dal ’Tema e variazioni su un tema della Terza Sinfonia di Mahler per trombone e orchestra’ di Frédéric Chaslin, direttore dell’intero concerto.

Maestro, si sente più compositore o esecutore?

"Per un direttore d’orchestra era un tempo impensabile non essere anche compositore e non avere la padronanza di almeno uno strumento. Oggi è meno comune: vedo gente che si sa vendere bene a ‘fare il circo’ sul podio, senza però conoscere davvero la musica dall’interno, senza essere in grado di percepire con l’orecchio una nota sbagliata fra le file dell’orchestra. Io ho fatto il percorso contrario: davvero avevo in animo di consacrarmi totalmente alla composizione e salire sul podio solo per dirigere i miei brani, volendo dedicarmi alla musica da film (ho studiato con Michel Legrand e avvicinato Nino Rota). Fu Franco Ferrara a dirmi che suonavo il pianoforte come un’orchestra, e a 18 anni ho ceduto al suo suggerimento; ma la composizione è sempre rimasta prioritaria e spesso rinuncio a offerte di concerti per scrivere".

Qual è il suo stile?

"Posso dire cosa non è, perché il mio stile compositivo è in continua evoluzione. Dopo l’infatuazione per la musica da film, ho fatto un’inversione a 180 gradi lasciandomi influenzare dal rigore seriale di Boulez e da Berio; ma dopo alcuni anni mi sono reso conto di non essere onesto con me stesso: tale musica non mi dava alcun piacere emotivo, a parte una soddisfazione meramente intellettuale verso quelle ingegnerie sonore. Sono dunque tornato a cercare una musica capace di suscitarmi le stesse emozioni dei miei compositori preferiti, da Bach a Debussy: una musica che non rinuncia a un certo senso melodico, a un preciso colore armonico, a una pulsazione ritmica danzante. Stravinskij l’aveva capito prima di tutti".

E la partitura di stasera?

"È una classica serie di variazioni su un tema, come ci ha insegnato Beethoven: il tema viene ’spremuto’ come un limone, e si potrebbe andare avanti all’infinito, fino all’ultima goccia, giocando ora sulla sua ‘testa’, ora sul suo ‘corpo’ centrale, aggiungendogli o togliendogli note. Ho scelto l’assolo funebre del trombone che campeggia nelle prime pagine della Terza Sinfonia di Mahler e ho composto a partire da quello una serie di undici variazioni che percorrono idealmente la biografia dello stesso Mahler, attraverso una successione di stili contrastanti. Dalla Polka che rimanda alla sua prima composizione, alla Danza boema che allude alle origini geografiche, poi la Fuga che simboleggia l’impiego a Lipsia (città bachiana per eccellenza) e così via, fino al jazz di cui s’interessò negli ultimi anni e altre ancora, compresa quell’atonalità che costituì idealmente il suo incubo estetico: sono di fatto 11 piccole composizioni, quasi autosufficienti, ma strettamente legate fra loro".

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