Bologna, stop ai cellulari in classe, l'esperta: "Così i ragazzi possono dialogare"

La direttrice della Neuropsichiatria infanzia e adolescenza dell’Ausl: "Niente smartphone durante le lezioni? Mi sembra un’ottima iniziativa"

Simona Chiodo, direttrice dell’Uoc  di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell'adolesenza

Simona Chiodo, direttrice dell’Uoc di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell'adolesenza

Bologna, 14 settembre 2022 - "Una iniziativa lodevole: c’è bisogno di dare regole ai ragazzi che sembrano essere in difficoltà senza di queste". Lo afferma Simona Chiodo, direttrice dell’Unità complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza dell’Ausl di Bologna riflettendo sulla decisione adottata all’interno del liceo Malpighi dove i suoi 530 studenti, all’inizio delle lezioni, consegneranno i cellulari che saranno custoditi all’interno di un armadietto chiuso a chiave, collocato nella stessa classe. Gli smartphone saranno riconsegnati al termine dell’orario scolastico.

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Niente telefonini in classe. Cosa ne pensa della decisione adottata al liceo Malpighi?

"Sono pienamente d’accordo anche se non demonizzo assolutamente l’uso degli smartphone che hanno permesso ai ragazzi di restare in contatto anche durante la pandemia, di mantenere rapporti. E sono anche molto bravi nell’utilizzo di queste tecnologie. Anche se occorre una riflessione su quelli che possono essere anche gli svantaggi".

Che sarebbero?

"In chi fa un largo e continuo uso degli smartphone abbiamo osservato disturbi dell’attenzione, ma anche reazioni emotive molto accentuate e non solo. Ci sono gli episodi di bullismo attraverso le chat e se la scuola riesca a dare una sorta di ’governo’ a questo ben venga".

Forse l’esempio deve arrivare anche dai genitori che, tante volte, sono i primi a fare un uso continuo dei telefonini.

"Su questo non c’è alcun dubbio: la scuola può dare regole, ma lo stesso deve fare la famiglia. Il corretto uso di questi dispositivi deve partire dai genitori, da tutti noi. Non abbiamo notato una battaglia campale contro i cellulari ma vanno disciplinati. E’ giusto porre un problema che va disciplinato e armonizzato con altre esigenze".

Dei social cosa pensa, dottoressa?

"Anche il loro utilizzo non deve essere visto come qualcosa di negativo. Certo, anche in questo caso bisogna vedere quale uso ne viene fatto e vanno sicuramente dosati, ma non si può certo fermare il futuro".

E’ auspicabile che anche altre scuole adottino la stessa metodologia del Malpighi, quindi ritirino i telefonini all’inizio delle lezioni?

"Sì, anche perché la dirigente del liceo ha condiviso questa decisione, non è certo stata un’imposizione e in questo momento c’è bisogno di dare delle regole, in modo da aiutare i ragazzi a capire che ci sono altri modi di comunicare che non siano i messaggi spediti al compagno o amico che siede a due metri di distanza".

In quale modo possono essere aiutati i ragazzi?

"Le lezioni a scuola sono riprese in presenza, quindi adesso si può ricominciare a dialogare, a parlare senza intermediazione di telefonini. Bisogna che i ragazzi apprezzino nuovamente la bellezza e l’importanza di tutto questo. Lo scambio delle idee a tu per tu, il confronto. E se per aiutarli a fare di nuovo questo c’è bisogno inizialmente di fornire regole vengano date. Questo è il momento per darle: è solo per offrire loro un supporto".

Il Malpighi non è comunque l’unica scuola che ha deciso di ritirare i telefonini a inizio lezione: l’Istituto Salesiano lo sta già attuando ma anche le scuole Manzoni lo hanno già messo in atto. Un’iniziativa che trova il consenso non solo dei docenti, ma anche dei genitori, almeno in quelle scuole dove il divieto del’uso dei cellulari è, appunto, già una realtà.

 

 

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