Bologna, chiude la storica sartoria dello 'smoking blu'

Va in pensione, dopo 60 anni di appassionata attività, Ivo Consolini. "Ho vestito la Bologna di Zamboni, Tugnoli e Bulgarelli"

Chiude la storica sartoria dello smoking blu

Chiude la storica sartoria dello smoking blu

Sta terminando gli ultimi lavori per alcuni clienti svizzeri, poi si congederà, dopo 60 anni di appassionata professione ‘su misura’. Ivo Consolini decide di chiudere la sua storica sartoria a 82 anni, e se avesse dovuto seguire il cuore non l’avrebbe mai lasciata. Una devozione assoluta che ha reso eleganti e felici molti uomini nei decenni, calciatori come Bulgarelli, attori come Gaber e Noschese, ma soprattutto quei bolognesi doc che di padre in figlio hanno condiviso l’amore per abiti esclusivi, in particolar modo lo smoking blu, capo culto di Consolini. Tutto iniziò in Strada Maggiore, poi negli ultimi quattro anni l’atelier si è spostato in via Falegnami, un appartamento di 130 metri quadrati dove, racconta il sarto "i miei clienti si sentivano come a casa".

Signor Consolini, succede così quando si ama il proprio lavoro: lei non avrebbe mai voluto smettere.

"Mai, mai, mai. Dopo 60 anni di professione è dura lasciare e chiudere e purtroppo non ho trovato nemmeno un erede, perché ormai questo lavoro non lo vuol fare più nessuno… non si trovano più nemmeno asolaie, pantalonaie. Si figuri che ai tempi d’oro tutti noi sarti italiani sfilavamo a Sanremo e dell’evento ne parlava la televisione".

Perché è diventato sarto?

"Perché sono cresciuto tra zie e cugine che facevano sartoria. Ho iniziato questo lavoro, facendo apprendistato alla sartoria di Luigi Di Marco, il maestro indiscusso, poi ho aperto la prima sartoria in via Indipendenza. Ma il salto l’ho fatto nel 1970, aprendo in strada Maggiore, in un palazzo del Seicento".

Qual era la Bologna che veniva a vestirsi da lei?

"La Bologna dei ragazzi di Zanarini: Zambonini, Zamboni, Tugnoli, Frabboni, il Conte Zucchini… li ho vestiti a lungo e attualmente, oltre a loro, ci sono anche i figli, in modo particolare lo smoking per la festa dei 18 anni, naturalmente blu".

Al suo stile non hanno saputo resistere uomini famosi.

"È vero, ho vestito Raul Gardini, tutta la famiglia Ferruzzi, il pilota Nico Rosberg, Giorgio Gaber, Alighiero Noschese e naturalmente molti giocatori del Bologna, in particolare Francesco Janich e Giacomo Bulgarelli… Ho avuto la fortuna di avere una clientela super".

Che abiti chiedevano Janich e Bulgarelli?

"Ah sì… A Janich feci una giacca rosa con pantaloni bianchi che allora, erano gli anni dello Scudetto, quindi il 1964, tutti lo guardavano. E al Bologna, tutti noi sarti negli anni Settanta facemmo le divise della squadra con una stoffa a righe di cui conservo ancora una rimanenza in sartoria, io in particolare la feci a Bulgarelli e al portiere Adani, tanto è vero che tempo addietro ho visto un collezionista che ha ancora la giacca rossoblu del capitano, con scritto all’interno il mio nome e la data di consegna".

Lei ha un capo cult: lo smoking blu. Perché blu?

"In effetti normalmente lo smoking è nero, ma per me fa un effetto funerale e quindi ho sempre scelto un blu notte che lei, se non lo accosta al nero, fa fatica a capire che è blu. Non c’è un cliente che non me l’abbia chiesto".

Benedetta Cucci

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