Casalecchio, lo scivolo della Chiusa è collassato per la piena del Reno

Lo squarcio nel manto di granito costerà almeno 300mila euro di lavori. "Agire sibito prima che altre ondate causino danni maggiori"

Lo squarcio nel rivestimento in granito della Chiusa (foto Mignardi)

Lo squarcio nel rivestimento in granito della Chiusa (foto Mignardi)

Casalecchio di Reno (Bologna), 15 febbraio 2019 - Da lontano l’immagine è quella di un gigante ferito. La Chiusa di Casalecchio si presenta con uno squarcio enorme, una lesione profonda proprio sul piano inclinato a valle dello sbarramento sul Reno. E’ l’effetto dell’ondata di piena dello scorso 2 febbraio, il giorno della ‘rotta’ del Reno nella pianura bolognese (foto), emersi solo pochi giorni fa quando il flusso ridotto delle acque ha svelato il colpo inferto da acqua e detriti al mantello in granito che riveste e protegge lo scivolo.

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Una ‘pelle’ parzialmente scavata e rimossa per quasi 500 metri quadrati, fino a scoprire la struttura portante che ora si presenta fragile e indifesa. Un danno che vale circa 300mila euro in previsione di spesa per il ripristino che, per ragioni evidenti, è da fare al più presto. «Alle 10,20 del mattino sulla Chiusa si è registrato il picco di portata ad un livello di due metri e 33 sul livello dello sfioro che corrispondono ad oltre 1300 metri cubi al secondo - spiega il direttore Fabio Marchi-. Quasi duecento lastre di granito sono state sollevate e portate chissà dove dalla corrente, ed altre centinaia sono state staccate dal supporto. Un danno enorme, ed ora c’è il rischio che possibili prossime piene, anche se di minore intensità, possano fare ancora danni peggiori in quanto andrebbero ad agire su di un manufatto scoperto, quindi facilmente aggredibile».

Il Consorzio dei canali di Reno e Savena si è immediatamente attivato per organizzare il cantiere di riparazione che dovrebbe partire già per la prossima estate. La Chiusa di Casalecchio è uno sbarramento artificiale realizzato a metà del Quattrocento lungo il corso del fiume Reno che consente di derivare una parte delle acque del fiume per sfruttarle artificialmente attraverso un canale che porta l’acqua in città dando, allora, un contributo importante alle fortune economiche di Bologna ed ora alla sua igiene e all’approvvigionamento idrico. Ha contribuito non poco alle fortune economiche e alla difesa idraulica della città di Bologna dal medioevo fino ai giorni nostri.

Lo ‘scivolo’ del monumentale manufatto è lungo 160 metri e largo 35 metri, con un dislivello di oltre 8 metri. Ed è su questo fronte che si è riversata l’ondata di piena aggravata, sottolinea Marchi, dal restringimento dell’alveo a monte del fiume: «Da anni attendiamo che la Regione rimuova isolette e depositi di terreno che a monte creano di fatto un imbuto che concentra la velocità e la potenza dell’acqua sulla Chiusa. E’ probabile che se si fossero fatti oggi saremmo di fronte a danni di minore entità».

 

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