Ci salviamo solo coltivando una passione

Nicoletta

Barberini Mengoli

In momenti duri come quelli che stiamo vivendo, abbiamo scoperto una via di salvezza che mai avremmo creduto così potente. Coltivare, le nostre passioni, i nostri passatempi. Spesso dimenticati per il poco tempo a disposizione o perché sempre fuori casa, erano stati messi in disparte dalla nostra mente. Il recupero era già avvenuto durante la scorsa chiusura totale, e ora è diventato di nuovo importante. Essi rompono la routine e permettono di confrontarci con attività diverse dal lavoro. In tal modo sviluppiamo nuovi punti di vista e nuovi modi di vedere le cose facendoci sentire produttivi, senza obblighi o sfide. Sviluppando le nostre passioni, produciamo uno stress positivo che ci rende entusiasti di ciò che facciamo e ci invoglia a proseguire per recuperare energia psicologica e quindi fisica. Energia, la parola magica. Concentrarsi su attività che non hanno nulla a che fare con il lavoro permette di liberare la mente da paure, preoccupazioni e tensioni, e di ricaricare le batterie. Molte ricerche permettono di ufficializzare questa asserzione: infatti, si abbassa la pressione sanguigna e si riduce il rischio di depressione. In particolare ogni tipo di passatempo, da cucinare a correre, a dipingere o a dedicarsi allo studio dell’arte, stimola la creatività. Molla della vita. Chi fa qualcosa di nuovo, infatti, è spesso guardato e raccontato come un eroe che, grazie alle sue intuizioni, cambia il mondo, diventa ricco. Ciò non vale solo per gli artisti. Nell’ultimo decennio, ad esempio, è cresciuta l’attenzione rivolta agli imprenditori, soprattutto quelli legati al web e alle nuove tecnologie, alle start-up. Il talento è indubbiamente importante, però non basta. Concludendo, ben vengano le passioni, gli ‘hobby’ che ci fanno conoscere nuove persone e che allargano i nostri orizzonti del sapere e della cultura, sempre alla base di ogni rinascita. Quella cultura che ora sembra dare fastidio, impicciare. Ma è meglio chiudere qui…