di Gianmarco Marchini
Chiudete gli occhi e provate a immaginare: che bello sarebbe il Bologna di Thiago che gioca alla Thiago e con Marko Arnautovic titolare? Un’idea ce la siamo fatta ieri a Cremona dove abbiamo visto i rossoblù dominare e dare spettacolo, con il centravanti austriaco tornato finalmente protagonista e tornato a segnare. Prima obiezione, scontata: con questa Cremonese rassegnata alla B avrebbero fatto un figurone tante squadre. Certo, ma il punto è un altro. La prospettiva va spostata. Che figurone potrebbe fare un Bologna che alla sua bella coralità aggiunge un dannato come Arna? Seconda obiezione: Marko c’era pure con la Roma, una settimana fa, eppure non l’ha toccata mai. Vero, ma rientrava da titolare dopo più di quattro mesi di infermeria e travagli, oltretutto contro una squadra, quella di Mou, che con la forza dei catenacci e dei muscoli ha conquistato una finale di Europa League. Ma il punto, anche qui, è un altro. Il 2023 del Bologna finora ha provato a convincerci che con o senza Arnautovic fosse la stessa cosa. Chiariamo subito: il grosso del lavoro, Thiago, l’ha fatto senza il giocatore più emblematico. Un po’ per costrizione, visti i diversi problemi fisici del 9, ma un po’ anche per scelta, tra sperimentazioni e principi.
Ora il 5-1 rotondissimo dello Zini riscrive questa storia. Se ne cambierà il finale, dura dirlo. Mancano due partite alla chiusura del sipario. Poi sarà tempo di riflessioni, ma soprattutto di mercato, di tanto mercato. E gli equilibri dentro Casteldebole sembrano ormai troppo congelati per sciogliersi al sole di giugno. Motta crede nella coralità del gruppo e non fa sconti, men che meno gerarchie. Quelli come Arnautovic vivono di gerarchie, della forza di sentirsi ’più’ degli altri. In questa distanza di vedute c’è uno spazio che difficilmente si può colmare. Ed è un peccato, tanto per tornare al ’che bello sarebbe’. Perché siamo convinti che sul cross di Barrow al 14’ del primo tempo sono pochi gli attaccanti - soprattutto nella rosa rossoblù - capaci di segnare con la facilità con cui ha segnato Arna. Sei mesi sono passati dal suo ultimo graffio. In mezzo ci sono stati un mondiale, un infortunio di Marko (a Roma il 4 gennaio) e tutto un girone di ritorno giocato con la forza del gruppo, di un calcio corale, dove il copione vale più degli interpreti. Le vittorie con Inter e Atalanta, i pareggi con Lazio, Milan, Juve e Roma. Ma anche le frenate con le piccole, quelle che si chiudono. Quelle contro cui servono spesso gli Arnautovic. Più degli Zirkzee, dei Barrow e degli Aebischer. Il gran lavoro di Thiago resta eccome, testimoniato ieri dal gol n.11 di Orso (poi espulso per uno sciocco doppio-giallo), dal n.6 di Posch, dal n.5 di Ferguson e dal n.4 di Sansone. E testimoniato dalla quota 50 punti raggiunta, issando la bandierina canadese su una vetta mai toccata prima. Chiusura doverosa riservata alla cartolina più bella di ieri: a fine gara, la dedica del Bologna al popolo dell’alluvione, sotto la curva ospite dove per tutto il tempo ha campeggiato un enorme striscione con scritto "Emilia e Romagna unite nel dolore".