Citofonata al Pilastro, il gip ’archivia’ Salvini

Nessuna diffamazione da parte del leader leghista alla famiglia del quartiere "Critica politica, l’intenzione era denunciare lo spaccio nella zona"

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di Nicola Bianchi

Un intervento "propriamente politico" per "supportare quella popolazione che aveva mostrato insofferenza verso gli episodi di criminalità del quartiere", nonché "per mostrare come la lotta allo spaccio sarebbe stata in cima all’agenda politica qualora il partito di Matteo Salvini avesse vinto le Regionali". Ricordate la citofonata al Pilastro dello "scusi, lei spaccia?", fatta dal leader leghista a una famiglia residente? Una vicenda che, in scena il 20 gennaio 2020 in piena campagna elettorale, provocò un terremoto di polemiche, sfociata poi in un’inchiesta per diffamazione con indagato lo stesso senatore e la residente, Anna Rita Biagini, che lo accompagnò nel tour del quartiere.

Ora però il gip Grazia Nart ha cancellato ogni dubbio e, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato le accuse.

Salvini quel 20 gennaio scelse il Pilastro per incontrare gli elettori e lì, accompagnato dalla Biagini (che si trovò, l’indomani, il vetro dell’auto in frantumi), finì di fronte a uno dei palazzi di via Deledda e citofonò, davanti a giornalisti e telecamere, a una famiglia assegnataria di una casa Acer: Faouzi Labidi, tunisino, e Caterina Razza, svizzera, 58 anni. Rispose il figlio, 17 anni: "Mi dicono che in questa casa si spaccia. Scusi, lei spaccia?". Finimondo. Per l’avvocato dei residenti, Filomena Chiarelli, quel gesto fu altamente diffamatorio. Non per il pm Flavio Lazzarini che il 31 agosto 2020 chiese l’archiviazione, impugnata dalla famiglia chiamata in causa.

L’ultima parola è arrivata ieri dal gip secondo il quale "sussistono ragionevoli dubbi in merito all’esistenza dell’elemento soggettivo del reato de quo". La Biagini, chiarisce, "dal 2011 si era fatta portavoce del malcontento dei residenti del Pilastro, esasperati dal degrado e dalla frequenza con cui aveva luogo lo spaccio". La donna si prodigò nel consegnare una serie di documentazione fotografica ai carabinieri, seguita da altri condomini. La convinzione di tutti? "Che le odierne persone offese fossero dedite allo spaccio". Tutti lo sappiamo, disse la Biagini, ma nessuno apre bocca.

La conferma che qualche ragione l’avessero arrivò a gennaio 2021 quando padre e madre finirono in manette. Insomma, gli indagati "non hanno mai fatto ricorso a ingiurie contro la famiglia", usando "unicamente" espressioni che, per il gip, "denotano forte disapprovazione per la loro attività". La "spettacolarizzazione" dell’evento, infine, viene ricondotto "alle attuali modalità di svolgimento dell’attività politica", connotata dal fatto che "le figure mirano ad acquisire consensi sui social". Soddisfatto l’avvocato Claudia Eccher: "L’intenzione di entrambi era di porre in essere un’azione polemica e provocatoria e non rivolgere un attacco personale alla famiglia".

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