Niente da fare, la Città a 30 all’ora – dove nessuno va a 30 all’ora – resiste. Il Tar ha bocciato il ricorso arrivato mesi orsono, perché secondo i giudici amministrativi "non è configurabile" una lesione del diritto alla libertà di circolazione. Questo perchè i provvedimenti "non colpiscono il bene tutelato dalla Costituzione, in quanto non pongono limiti alla possibilità di muoversi, risiedere e lavorare liberamente sul territorio, ma dettano esclusivamente delle regole tecniche per garantire l’ordinata circolazione e l’incolumità pubblica".
Si tratta di uno dei passaggi più importanti del dispositivo resto noto ieri, che ha messo la parola fine alla querelle scatenata dall’impugnazione di due tassisti e supportato dal ministero dei Trasporti (escluso dai giudici, invece, il sostegno del consigliere comunale Stefano Cavedagna di Fdi). Resta, nella gamma dell’opposizione organizzata, la difficoltosa raccolta firme per indire un referendum. Il pronunciamento dei giudici è arrivato dopo la rinuncia dei ricorrenti alla sospensiva urgente nell’udienza cautelare e a seguito della discussione nell’udienza di merito del 23 ottobre, ricorda l’amministrazione in una nota. Il Tar ha dunque "dichiarato l’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse ad agire. Il cuore della motivazione – ha scritto Palazzo D’Accursio – è la mancata dimostrazione di una lesione effettiva e attuale agli interessi economici e di un danno concreto all’attività imprenditoriale dei tassisti derivante dall’abbassamento della velocità in determinate strade, e perciò l’assenza di una utilità per loro dall’eventuale annullamento della misura che, viceversa, viene esplicitamente riconosciuta come funzionale alla tutela della pubblica incolumità". Il Comune ha rilevato che per la sentenza questo ricorso, motivato con gli "effetti negativi che i provvedimenti produrrebbero sull’esercizio dell’attività lavorativa", risulta affetto dalla "mancata dimostrazione del danno". Eppure i tassisti stessi avevano presentato articolatissime motivazioni sui mancati guadagni occorsi, ma i giudici hanno anche soppesato il fatto che fossero "solo due", dei numerosi taxisti che operano nel Comune di Bologna, a dolersi della misura".
L’esultanza dell’assessora Valentina Orioli: "La sentenza del Tar scioglie come neve al sole mesi e mesi di inutile propaganda. Mi auguro che dopo questa ennesima smentita – ha detto la titolare alla Nuova Mobilità – le opposizioni e il ministro mettano finalmente da parte le strumentalizzazioni politiche e comincino a collaborare". Grande soddisfazione anche nel comitato ‘Bologna 30’. "Contenti che le buone ragioni che sosteniamo siano ora state riconosciute anche sul piano legale. Ora il Comune rilanci i piccoli interventi e i controlli della Polizia Locale", ha detto Sara Poluzzi.