Addio condominio, ecco il primo co-living di Bologna

Spazi in comune e gestione degli attriti: l’esperienza in via della Braina. Tutto è iniziato con l’annuncio su Facebook di un laureando in medicina

Alcuni degli inquilini di Lambanda, il co-living di via della Braina

Alcuni degli inquilini di Lambanda, il co-living di via della Braina

Bologna, 30 luglio 2017 – Nel centro di Bologna, in via della Braina, esiste un condominio innovativo diventato un caso di studio e un modello italiano per l’Europa in fatto di co-living, ultima tendenza quando si parla di condividere spazi. Si chiama Lambanda, ospita 16 inquilini su tre piani per mille metri quadrati e chi ama il ‘digitalese’ lo chiamerebbe «comune 2.0», perché i presupposti richiamano alla mente concetti del passato, ma forse più quelli ottocenteschi che quelli hippie del Novecento inoltrato.

Lambanda è al numero 7 di questa piccola via, proprio nell’edificio ai cui piedi c’è il giardino occupato temporaneamente per l’estate da Scaccomatto negli Orti, dello chef Mario Ferrara. È uno stabile su tre piani più corte della Fondazione Pisp (Pio Istituto Sordomute Povere), proprietaria in città di vari fabbricati, il cui vice presidente Massimiliano Rusconi ha creduto un anno fa nella proposta di questo condominio innovativo che ha portato il co-living anche a Bologna, ispirandosi a esperienze inglesi e americane che accendono la fantasia dei fondatori di start-up. Tutto è partito da Vincenzo Rizzuto, 26 anni, laureando in medicina. Arrivato in città dalla Calabria, ha messo un annuncio su Facebook: «Cerco persone per vivere in una casa dove sapersi riposare e sperimentarsi in tempo e conoscenza».

Non si è fatta attendere troppo la prima risposta entusiasta di Massimo Santi, 41 anni, ingegnere free-lance di Imola. E oggi sono loro, con Alessandra Alifano, 25 anni, laureanda in medicina di Avellino e Filippo Romano Valtore, 29 anni, giardiniere romano alle Serre dei Giardini Margherita, a raccontare l’esperienza di successo di due ragazzi che sognavano un «modo diverso» di vivere insieme, che potrebbe essere una grande ispirazione per chi volesse recuperare posti abbandonati o difficili da gestire.

Il caso bolognese di condivisione di spazi abitativi e di passioni, ha interessato per la sua peculiarità il Centro di Ricerca di Salerno, che con Home for Creativity, sta mappando le esperienze di co-living nel mondo: la modalità è ben nota internazionalmente – soprattutto in America e a Londra, dove sta diventando un business – con nuove edificazioni per chi cerca residenze pratiche e comuni in cui liberare lo spirito creativo e pagare un affitto sostenibile, ma in Italia siamo agli inizi e la sperimentazione non avviene come al solito in periferia ma nel centro di una città.

Altra caratteristica del format è la gestione degli attriti tipici dei condomini tradizionali, dove le riunioni con l’amministratore sono un incubo con finale, spesso, litigioso. Tutto è rivisto nel co-living. «La riunione condominiale – racconta Vincenzo – è ripensata ispirandosi al mondo del service design, quindi ideata come una jam o un hackaton, quell’evento al quale partecipano esperti di diversi settori dell’informatica che per un giorno o una settimana stanno insieme a ideare nuove soluzioni, divisi in squadre».

Anche qui ci sono le squadre e ognuno si propone con le sue competenze: chi si occupa di catering e cibo, chi di materiali di costruzione (tutti gli spazi, dopo la stipula del contratto d’affitto, sono stati rigenerati da Vincenzo e compagni) o chi di attività complementari (organizzare manifestazioni, performance, installazioni). Non pensiate che qui a Lambanda abitino solo giovani studenti, però. La trasversalità è di casa con Davio Vanelli, 61 anni, fisarmonicista e con una ‘famiglia’ di attori e musicisti che abita al terzo piano, «perché non si tratta solo di mettere insieme persone, ma anche di pensare a come avere a che fare con la complessità» ricorda Massimo Santi.

Da settembre arriveranno nuovi condòmini, perché è finita la ristrutturazione del secondo piano ed è partita la call sul profilo Facebook. Se avete voglia di sperimentarvi, tramandare un sapere, portare nuova ispirazione e vivere un sogno che diventa realtà, Lambanda è l’esperienza che fa per voi

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