BEPPE BONI
Cronaca

Coin lascia, i dipendenti vanno salvati

È noto che Coin chiuderà il punto vendita di via Rizzoli il 31 luglio e cercherà un’altra sede sempre a Bologna. Decisione inserita in un piano generale di ristrutturazione causa difficoltà finanziarie. Forse però ha pesato la drastica riduzione della clientela dopo la chiusura di piazza di Porta Ravegnana e i provvedimenti tesi a scoraggiare l’accesso al centro storico con mezzi propri, frutto delle

scelte ’green’ della Giunta.

Marco Bruni 

risponde Beppe Boni 

La scelta che ha portato il colosso Coin a chiudere la storica sede di via Rizzoli a fine luglio in pieno centro viene da lontano. L’intero gruppo è in crisi da tempo e mesi fa ha dichiarato una perdita di 200 milioni di euro con l’avvio contestuale di una procedura negoziale presso il Tribunale di Venezia per evitare il fallimento. Ciò implica una riduzione dell’attività e una completa riorganizzazione.

La sede di Bologna, ha fatto sapere la società, deve anche far fronte ad un aumento del canone d’affitto, per il quale, tra l’altro, sarebbe previsto un aumento. Coin sta cercando una nuova sede meno onerosa e non ha intenzione di lasciare Bologna. Il gruppo fu fondato nel 1916 da Vittorio Coin e oggi conta ben 34 negozi diretti e 130 store in Italia e all’estero.

A Bologna 32 lavoratori sono avviati verso la cassa integrazione, ma Coin per ora non parla di licenziamenti. Speriamo. In questo caso, dunque, non è forse determinante la politica del Comune di Bologna che continua sulla strada della lotta alla circolazione dei mezzi privati: cantieri ovunque, strade dimezzate per far posto al tram, parcheggi cancellati in molti casi senza alternative, piste ciclabili ovunque. Uno scenario che scontenta cittadini e associazioni di categoria ma su cui l’amministrazione tira diritto.

mail: beppe.boni@ilrestodelcarlino.it