AMALIA APICELLA
Cronaca

"Con ’Mistero Buffo’ torno alla tradizione dei giullari"

Al Dehon Matthias Martelli stasera ripropone il capolavoro di Dario Fo e Franca Rame: "Un pezzo d’oro del teatro".

Al Dehon Matthias Martelli stasera ripropone il capolavoro di Dario Fo e Franca Rame: "Un pezzo d’oro del teatro".

Al Dehon Matthias Martelli stasera ripropone il capolavoro di Dario Fo e Franca Rame: "Un pezzo d’oro del teatro".

’Mistero Buffo’ è il capolavoro del teatro di Dario Fo, premio Nobel, e Franca Rame. Stasera, alle 21, Matthias Martelli, porta lo spettacolo, diretto da Eugenio Allegri, al teatro Dehon. "Il messaggio è lo stesso di 55 anni fa – spiega –: una denuncia nei confronti dell’arroganza e dell’ipocrisia del potere. Ma è anche un’ode alla vita libera, sciolta da catene di ogni sorta, anche religiose". Fo nel 1969, venne accusato di vilipendio della religione. Matthias Martelli lo ripropone nella versione che vide da bambino: è solo, senza trucchi, passa in un lampo dalla comicità alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale.

Martelli, nella videocassetta di Fo in ’Mistero Buffo’, cosa la colpì?

"Giocava come un bambino sulla scena, sembrava illuminarsi ogni volta che cambiava espressione e personaggio. Sono stato colpito dall’energia giocosa".

Mentre frequenta la scuola di teatro, scrive a Dario Fo e lui le risponde. Come è andata?

"Mi chiesero di trasformare la vita di un autore in uno spettacolo e io scelsi Dario Fo e Franca Rame. Trovai la mail su internet, al secondo invio la segreteria mi disse che il maestro voleva il mio numero. Mi telefonò dopo mezz’ora e mi disse: ’Sono Dario, Dario Fo’".

Quando ha maturato l’idea di portare Mistero Buffo a teatro?

"Quando ho conosciuto Eugenio Allegri, dieci anni fa. Era uno straordinario attore e regista, grande esperto di commedia dell’arte, aveva studiato con Jacques Lecoq, maestro di Fo".

Ha ottenuto anche il benestare dello stesso Dario Fo…

"Ci chiese un video dello spettacolo. Gli mandammo l’episodio di Bonifacio VIII, ma lui tardava a rispondere. A un certo punto ci disse di sì, ma stava già male ed è morto dopo poco".

È un’eredità pesante la sua?

"È un’eredità importante, autorevole, che parte dai giullari medievali. Un teatro popolare e colto allo stesso tempo. Lui lo ha scritto e interpretato in maniera superlativa e inimitabile. Ma il teatro si fa da vivi: portare in scena questo spettacolo significa non perdere un pezzo d’oro della storia del teatro".

Amalia Apicella