Congresso Pd, la mossa di Bologna In 270 per svegliare il partitone E la base applaude Bonaccini

Sorpresa del governatore che si presenta alla costituente della Federazione in via Andreini, la corsa è partita "Sostegno al vincitore da chi perderà. Mai più scissioni". E consiglia Lepore. "Lavoro ok, ma c’è anche l’impresa"

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di Paolo Rosato

La tempesta di idee finisce sui post-it gialli, tipo quelli che la moglie attacca sul frigorifero per ricordare al marito che le pere da prendere dal fruttivendolo sono quelle più dure. E durissimo è il momento del Pd, non proprio a Bologna forse, però la Federazione ha scelto dei tavoloni di confronto perché senza le idee non se ne esce. Scolpite sulla pietra, anche se con il medium dei post-it, e ieri l’evento costituente dem promosso dalla segretaria Federica Mazzoni, nella sede di via Andreini, ha fatto il boom con 270 partecipanti. Transizione ecologica, lavoro, diritti, mobilità, c’era tutto e tutto finirà in un documento che Roma dovrà incollare sul comodino. Quella è la speranza. "Con dispiacere abbiamo visto questi mesi un po’ sprecati per non aver fatto partire un congresso che deve essere costituente – ha detto Federica Mazzoni –. Questa giornata l’abbiamo lanciata in un momento di immobilismo per dire che noi vogliamo fare qualcosa di diverso. La situazione è complicata, a volte viene voglia di ‘dargliela su’. Ma goccia dopo goccia possiamo diventare marea". Diversi i ‘big’ del partito mischiati alla base, si parla fitto e senza filtri.

Spuntano ex assessori come Andrea Colombo, attuali assessori come Massimo Bugani (Articolo 1), dirigenti come Gianluca Benamati e Antonio Mumolo, l’associazionismo in ascolto come Alessandro Arcidiacono di ‘Bimbo Tu’. Il tutto è ‘supervisionato’ dal segretario regionale Luigi Tosiani e dal sindaco Matteo Lepore. "Ringrazio Stefano Bonaccini, Elly Schlein e le tante persone, dentro e fuori la comunità democratica, che in questi giorni hanno riconosciuto il ‘lavoro’ in tutte le sue forme come elemento centrale del dibattito congressuale e costituente", ha detto Lepore riferendosi alla sua proposta di cambiare il nome del partito in ’Democratico e del Lavoro’. "Io chi sostengo? Mi aspetto che il Patto sul lavoro regionale sia centrale".

La mattinata era stata aperta dagli scroscianti applausi a Stefano Bonaccini (in prevalenza su Schlein nel sentiment generale), che ha fatto la sua ‘improvvisata’ arrivando all’alba dei lavori. "Credo che nulla debba essere un tabù, nemmeno il nome – ha detto Bonaccini, che poi nel pomeriggio ha presentato il capo-coordinatore della sua campagna, Dario Nardella –. Giusto porre il tema del ‘lavoro’ come ha fatto Lepore, ma c’è anche l’impresa da tutelare". Poi sul Congresso. "Mai più scissioni, basta correnti. E chiunque vinca deve pretendere che gli altri lo aiutino". Incontro sfiorato ieri mattina con Elly Schlein, che ha mandato un messaggio: "Avrei voluto esserci, come al solito Bologna si contraddistingue per il dibattito sulle idee".

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