PoliticaConte attacca: "Nessun dialogo con questo Pd"

Conte attacca: "Nessun dialogo con questo Pd"

Il leader M5s dopo l’apertura di Bonaccini: "Se cambierà il segretario e ci siederemo a un tavolo, il rapporto sarà comunque di massima diffidenza"

Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle

Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle

di Rosalba Carbutti

"Il monopolio dei progressisti non è del Pd", piccona Giuseppe Conte, in videocollegamento da Palermo all’ultima serata del Tpi Fest 2022, intervistato dal direttore del settimanale Giulio Gambino e dal sociologo teorico dell’ozio creativo, Domenico De Masi. Obiettivo della campagna elettorale: scavalcare il Pd a sinistra proprio qui, a Bologna, ’la città più progressista d’Italia’, mantra del sindaco Matteo Lepore. Il leader M5s sul palco ’da remoto’ di piazza Lucio Dalla, di fronte a una platea piena, con pezzi di sinistra, tanti grillini e qualche pezzo di Cgil, dopo aver salutato i bolognesi è subito tornato ad attaccare gli ex alleati. "Il Pd fondando la sua campagna sull’agenda Draghi si è allontanato dalla tradizione di sinistra per diventare molto di centro...", punge.

E se il governatore Stefano Bonaccini, dallo stesso palco, ha ribadito quanto detto venerdì alla festa dell’Unità, cioè la "la necessità di riprendere il dialogo con i 5 Stelle", Conte ha disegnato lo scenario che verrà mettendo muri e paletti.

Il primo messaggio a Enrico Letta (condito da applausi) è chiarissimo: "Questo gruppo dirigente si è intestato una condotta irragionevole, cinica e opportunistica". E aggiunge, ’salvando’ solo il dem Goffredo Bettini tra i più convinti sostenitori dell’asse giallo-rosso: "Non ho mai detto che tra noi esiste un’alleanza strutturale. Ho sempre detto che con il Pd avevamo un dialogo continuo, ma ho anche avvertito sempre il rischio da parte del Pd di questa tendenza egemonica a considerare le forze politiche intorno a sé come cespuglietti da relegare ad una funzione ancillare".

Più possibilista, invece, se cambiasse il segretario: "Ci ritroveremo a discutere di contenuti e di programmi e valuteremo. Sicuramente se ci siederemo a un tavolo – insiste – lo faremo con la massima diffidenza". Sulla stessa linea la ex sindaca M5s di Torino Chiara Appendino, intervistata da Agnese Pini, direttrice di QN, Carlino, Nazione e Giorno, e Riccardo Bocca, sul palco prima di Conte: "Pd? Ora no grazie. Questa dirigenza per noi non è un interlocutore. Hanno rinnegato se stessi… Sì a Bersani, invece. E in futuro, bisogna guadare i fatti".

Passando al capitolo Terzo Polo (definito ’quarto’ da Conte), gli strali maggiori dell’ex premier vanno indirizzati a Matteo Renzi con cui ieri c’è stato uno degli scontri più duri di tutta la campagna elettorale. Conte ha, infatti, "invitato Renzi a venire a Palermo senza scorta per dire che vuol togliere il reddito di cittadinanza", parole che si sono trasformate in minacce social sui profili di Renzi che ha telefonato alla ministra Luciana Lamorgese. E ha definito l’ex premier grillino un "mezzo uomo" che parla con "un linguaggio da mafioso della politica".

Ma Conte minimizza: "Io che incito all’odio? Ci mancherebbe. Renzi non deve stravolgere le parole a suo uso e consumo. Il vero problema è che lui fa battaglia contro i poveri...". E se l’ex premier made in Rignano lo sfida per confrontarsi in tv proprio sulla misura bandiera dei grillini, il reddito di cittadinanza, Conte risponde picche: "Si confronti coi cittadini, esca dai Palazzi". Per il resto, non sono mancati attacchi al Terzo Polo, all’agenda Draghi (tema su cui anche Bonaccini è stato contestato alla festa Tpi), all’informazione come il M5s delle origini e un corposo capitolo sul lavoro con alcuni punti fermi: salario minimo, lotta al precariato e, ovviamente, il sempreverde reddito di cittadinanza.

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