NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Contestazioni contro Israele. Occupata Scienze politiche

Il blitz di una ventina di attivisti di Cambiare rotta ieri pomeriggio nella facoltà in Strada Maggiore

Contestazioni contro Israele. Occupata Scienze politiche

Sono entrati intorno alle 18,30 a palazzo Hercolani, mentre ancora erano in corso le lezioni a Scienze Politiche. E hanno occupato il cortile della facoltà, nel solco della protesta già partita in altre università, contro la guerra e contro Israele, in solidarietà con il popolo palestinese. Il blitz è di una ventina di attivisti del collettivo Cambiare Rotta, che già nei giorni scorsi avevano imbrattato le mura del palazzo in Strada Maggiore, con la frase "Pasquini, Panebianco, Palombeni - Fuori Israele e chi la difende dai nostri atenei", storpiando i nomi di due docenti su tre (probabilmente la contestazione era indirizzata, oltre che contro Angelo Panebianco, contro i prof emeriti Gianfranco Pasquino e Paolo Pombeni). Ieri sono tornati in facoltà, dichiarando l’intenzione di restare almeno fino a domani, con fumogeni e striscioni: "Fuori guerra e Israele dalle università! Palestina libera", senza avventurarsi, questa volta, nel fare nomi.

Gli studenti si sono poi riuniti in assemblea, per illustrare le iniziative in seno alla protesta: la mobilitazione di domani, a piazza San Francesco, e il senato accademico del 21 novembre. In mezzo, sabato, un altro corteo in solidarietà con la Palestina. Sul posto la Digos.

"Dopo 75 anni di massacro indiscriminato che il popolo palestinese sta subendo da parte di Israele con l’appoggio di tutto l’occidente – scrivono su Facebook – e più di 10mila morti solo nell’ultimo mese con bombardamenti indiscriminati su ospedali, scuole, università e campi profughi, non è più accettabile che i nostri atenei si schierino dalla parte di Israele, o si nascondano dietro false posizioni di equidistanza mentre hanno le mani in pasta con centinaia di progetti con il comparto bellico e gli atenei israeliani e con tutta la filiera della guerra". E chiedono che "Unibo si schieri contro il genocidio della Palestina e dalla parte della resistenza palestinese e che cessi ogni tipo di accordo di scambio, ricerca e collaborazione con Israele e con tutta l’industria della guerra".