"Contro lo spaccio serve un impegno corale"

Il questore Gianfranco Bernabei, nominato prefetto di Trento, lascia Bologna: "La mia soddisfazione? Aver ‘liberato’ la Montagnola"

Il questore Gianfranco Bernabei, nominato prefetto di Trento, lascia Bologna

Il questore Gianfranco Bernabei, nominato prefetto di Trento, lascia Bologna

Bologna, 17 ottobre 2021 - Dopo 3 anni e 2 mesi alla guida della Questura, Gianfranco Bernabei lascia il suo ufficio di piazza Galilei, promosso prefetto e diretto a Trento. La nomina è arrivata venerdì pomeriggio, al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri e Bernabei saluterà Bologna già dalla prossima settimana. Al suo posto, con buona probabilità (si attende la nomina del capo della Polizia), arriverà per la prima volta nella storia della polizia bolognese un questore donna, Isabella Fusiello, attualmente questore di Padova. Dalla stessa città, a luglio del 2018, era giunto Bernabei. "Sono arrivato pochi giorni prima dell’esplosione in tangenziale – ricorda il questore – e me ne vado dopo tre anni intensi, ricchi di esperienze, in cui ho cercato di dare il mio contributo per risolvere le problematiche della città".

Questore, tre anni dopo, qual è per lei la soddisfazione più grande e su cosa, invece, c’è ancora da lavorare in città?

"Penso che il fiore all’occhiello del mio periodo bolognese sia stato il grande lavoro fatto per restituire il parco della Montagnola ai bolognesi. Appena arrivato era un’emergenza cittadina: con un impegno sviluppato in due fasi, la prima con servizi ad alto impatto, la seconda con interventi costanti di ‘mantenimento’, siamo riusciti a sradicare dal parco gli spacciatori, facendo sì che quel luogo tornasse fruibile da tutti. E proprio il problema della droga resta l’emergenza più urgente".

Lei molte volte, nelle interviste rilasciate in questi anni, ha detto che finché c’è domanda, il problema dello spaccio si sposta, non si estirpa...

"Infatti la questione è molto più ampia. La droga attraversa in maniera trasversale tutto lo spettro dei reati: dalla criminalità organizzata, al piccolo spacciatore in strada, fino al tossicodipendente che commette a sua volta reati per procacciarsi la sostanza. Questo circolo vizioso si può rallentare soltanto con un lavoro corale, un’azione sinergica tra forze dell’ordine e servizi sociali ed educativi, tesa ad agire sulla domanda".

La sua esperienza bolognese coincide con la drammatica eccezionalità di una pandemia, dalla quale oggi si cerca, pian piano, di uscire.

"Lascio Bologna in un momento caratterizzato da questo nuovo fermento di piazza no vax. La manifestazione di venerdì ha visto moltissime persone in corteo. Posso dire che il servizio d’ordine è riuscito a gestire ottimamente quest’ultima prova. Questi due anni sono stati per noi molto complessi. Abbiamo avuto trecento poliziotti che si sono ammalati di Covid. Malgrado questo, siamo riusciti a garantire il rispetto delle regole da parte di tutti. Una sfida difficile, in cui è stato indispensabile dosare rigore e buon senso, nella consapevolezza dei sacrifici richiesti ai cittadini. Così nella gestione dell’ordine pubblico, il mio impegno è stato sempre mosso dalla ricerca di un equilibrio tra il diritto a manifestare e il rispetto delle regole".

Questo equilibrio lo ha guidato anche nelle scelte sulla gestione della ‘movida molesta’.

"Bologna è una città universitaria, bisogna prenderne coscienza in maniera pragmatica. Ci sono 80mila matricole. I ragazzi che si ritrovano nelle piazze a volte trascendono in eccessi, ma si deve ricordare che si tratta di violazioni amministrative. E la risposta deve essere commisurata, non si può invocare la forza pubblica. Piuttosto, vanno rimosse le circostanze ‘strutturali’ che provocano la movida: l’accentramento di facoltà e abitazioni studentesche nella stessa zona".

Dopo tre anni che idea si è fatto di Bologna?

"Questa è una città dove si vive bene. E questo anche perché i suoi cittadini sono molto esigenti in termini di sicurezza. Una sfida, per chi deve garantirla. Bologna è anche una città complessa e delicata, ancora provata dalla sua storia di stragi e di violenze, per noi dolorosissime, come la Uno Bianca. Questo passato è ancora vivissimo. E ci si devono fare i conti ogni giorno, lavorando sempre con consapevolezza ed equilibrio".

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