Bologna, 5 settembre 2023 – Tanti bolognesi questa estate si sono certamente aggirati fra i boschi ai piedi del Corno alle Scale. E forse, accompagnati costantemente dallo scorrere dell’acqua, si sono imbattuti in alcuni luoghi di culto molto particolari: freschi ripari d’estate e romantiche destinazioni nei colori autunnali o nel bianco della neve. In questa puntata del podcast il Resto di Bologna ve ne raccontiamo due, accomunati dalla presenza delle acque, della natura e da leggende che li circondano.
Partiamo da quello più celebre, la cui festa si è celebrata un mese fa, il 5 agosto. È il santuario della Madonna dell’Acero, che, procedendo lungo la strada che sale da Vidiciatico verso le piste da sci, si trova sulla destra, là dove parte il sentiero che porta alle spettacolari cascate del torrente Dardagna. Ma prima di inoltrarsi nel bosco imboccando il sentiero Cai 331, sarebbe davvero un peccato non fermarsi a vedere questa particolare costruzione immersa nel verde, a 1.200 metri di altitudine. Come per molti luoghi di culto mariani, anche in questo caso c’è il racconto di una apparizione, per cui bisogna tornare indietro al 1500. Due pastorelli, di cui uno sordomuto, furono travolti da una bufera di neve in piena estate. La Vergine si mostrò loro proprio in prossimità di un acero e fu così che il ragazzino recuperò parola e udito e iniziò la venerazione in questo luogo. La chiesa è un vero scrigno: a colpire sono i numerosi ex voto, fra cui un gruppo scultoreo, in legno, le statue dette ‘i Brunori’, fatte costruire dalla famiglia di Brunetto Brunori che scampò miracolosamente alla morte in occasione della battaglia di Gavinana del 3 agosto 1530. Una di queste figure è infatti trafitta da una lancia, penetrante come quello sguardo che viene così da lontano nel tempo.
Passiamo poi a un altro santuario, a un altro bosco e scendiamo anche di quota, passando dalle pendici del Corno alle Scale, all’ombroso mondo al di sotto di Lizzano in Belvedere, fra Monteacuto delle Alpi e Castelluccio. Da entrambi i borghi si raggiunge il santuario della Madonna del Faggio, incastonato nel bosco, in un’atmosfera sospesa, al di là di un ponte sotto cui scorre il Rio Scorticato. L’arrivo a piedi è, se possibile, ancora più spettacolare dell’esempio precedente, soprattutto nei mesi autunnali, quando si va in cerca di foliage anche alle nostre latitudini. La chiesa ha appena compiuto i 300 anni: è stata costruita, infatti, a partire dal 1722 in un luogo dove si dice si sia manifestata la Madonna, ancora una volta a pastorelli. La festa ricorre sempre d’estate, in questo caso il 26 luglio. Il santuario è un luogo di particolare pace, raggiungibile a piedi in diversi modi. Uno è ad esempio lungo il sentiero Cai che parte da Monteacuto delle Alpi, piuttosto ripido. Si può anche arrivare, più dolcemente, superando Castelluccio, sovrastato da quel Castello Manservisi immortalato anche nei film di Pupi Avati, e oltrepassando anche il bivio per Tresana.