Coronavirus Bologna 30 marzo, 115 nuovi contagi (in calo) e 18 decessi

Positivi a quota 1.619: i dati comune per comune. Oltre 800 i posti letto dedicati ai pazienti Covid. "Presto il focolaio di Medicina sarà spento"

Coronavirus, i contagi rallentano nel Bolognese (Foto Ansa)

Coronavirus, i contagi rallentano nel Bolognese (Foto Ansa)

Bologna, 30 marzo 2020 – Centoquindici nuovi casi tra città provincia (in calo di alcune decine rispetto al trend degli ultimi giorni), ma 16 ulteriori decessi rispetto a ieri. Notizie tristi, ma anche luce in fondo al tunnel finalmente ben visibile, nella parte bolognese del consueto bollettino quotidiano della Regione sull’emergenza Coronavirus. Nel complesso, i contagiati tra città e provincia sono attualmente 1.619.

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"Tra qualche giorno dovremmo essere nella condizione di dichiarare lo spegnimento del focolaio di Medicina", annuncia il commissario ad acta Sergio Venturi, durante la diretta Facebook di questo pomeriggio. Nel Comune del Bolognese, nel circondario di Imola, il primo a essere dichiarato zona rossa dalla Regione nelle settimane scorse, è finito ieri l'intervento sperimentale casa per casa messo in piedi da Policlinico Sant'Orsola e Ausl di Imola. "Abbiamo visto 200 persone - riferisce Venturi - 18 hanno ricevuto il trattamento a casa, con la terapia farmacologica, e abbiamo fatto 17 tamponi. Nei prossimi giorni dovremo essere nella condizione di dichiarare lo spegnimento del focolaio di Medicina. Vedremo se si conferma il risultato, come pare, e valuteremo il da farsi quando scadrà l'ordinanza del presidente della Regione". Se la sperimentazione avrà buon esito, continua il commissario, "avremo fatto un'azione positiva" che per questo "nei prossimi giorni sarà estesa alla provincia di Bologna anche sui casi che si presentano con una piccola sintomatologia, con una strategia differente ma che comunque ci consente di tenere le persone in cura a casa senza avere forme ingravescenti della malattia. E' questo il nostro obiettivo".

Covid-19, 830 posti letto dedicati

Per continuare a fronteggiare l’emergenza, l'intera rete ospedaliera e assistenziale metropolitana continua a riorganizzarsi. Oggi sono complessivamente 830 i posti letto dedicati ai pazienti Covid-19, articolati nei diversi gradi di intensità clinica e assistenziale, dalla terapia intensiva ai resort hospital, questi ultimi dedicati ai pazienti in remissione di malattia. Il via libera al piano di riorganizzazione è stato dato nei giorni scorsi dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana di Bologna presieduta dall’assessore Giuliano Barigazzi, su proposta dell’Azienda. “Finita l’emergenza – specifica Barigazzi - tutto tornerà alla normalità ed ogni Ospedale tornerà alle proprie funzioni precedenti”. Questo il dettaglio degli 830 posti letto dedicati ai pazienti Covid-19: 128 letti di terapia intensiva (Azienda Ospedaliera S. Orsola 67, Ospedale Bellaria 26, Ospedale Maggiore 19, Ospedale Bentivoglio 16), 65 letti di terapia subintensiva (Azienda Ospedaliera S. Orsola 37, Ospedale Bellaria 14, Ospedale Maggiore 6, Ospedale Bentivoglio 8), 545 letti di degenza ordinaria (Azienda Ospedaliera S. Orsola 254, Ospedale Bellaria 145, Ospedale Maggiore 112, Ospedale Bentivoglio 14, Ospedale S. Giovanni in Persiceto 9, Ospedale Budrio 5, Ospedale Porretta 4, Ospedale Vergato 2), 92 letti postacuti (resort hospital) (Azienda Ospedaliera S. Orsola 40, Ospedale S. Giovanni in Persiceto 52)

Dal 2 aprile a Bazzano verrà temporaneamente sospesa l'attività di Pronto soccorso, che in queste settimane ha registrato un netto calo di accessi, consentendo così di liberare risorse professionali e tecnologiche e di ridurre al massimo l'accesso di pazienti Covid positivi. Non appena superata la fase di emergenza legata alla pandemia, il Pronto Soccorso di Bazzano riprenderà la sua attività. Contemporaneamente alla chiusura del Pronto soccorso, l'intero ospedale sarà rimodellato assumendo una sua precisa identità all'interno della rete ospedaliera metropolitana, disponibile ad accogliere pazienti internistici non Covid da altri ospedali della rete. In questo modo saranno garantite, in assoluta sicurezza, cure ed assistenza per tutte le patologie, ripristinando così una situazione di normalità clinica, libera dalla minaccia del virus pandemico. Anche in questa fase emergenziale la dotazione di posti letto, 48, rimane invariata.

Ricerca attiva dei pazienti sintomatici: come funziona

Diminuire il numero dei pazienti che afferiscono alle strutture di pronto soccorso, in condizione di insufficienza respiratoria, è questo in estrema sintesi l’obiettivo delle iniziative che Bologna si stanno attuando per intercettare i pazienti prima che si aggravino. Per farlo è necessario avviare una ricerca attiva dei pazienti sintomatici o paucisintomatici direttamente a domicilio. Concretamente vengono attivati i medici di medicina generale cui compete il catching attivo che avviene contattando telefonicamente i propri pazienti sintomatici. I pazienti vengono valutati in considerazione della loro storia personale che il medico conosce bene e sulla base di una check list predefinita dalle Malattie Infettive del Sant'Orsola che guida alla coerente definizione del caso sospetto.

I casi sospetti identificati dai medici vengono inviati secondo una scala di priorità che va dall’immediato alle 72 ore successive e ad orari predefiniti alle strutture check point allestite sul territorio (per il momento Ospedale Maggiore e Policlinico Sant'Orsola, ma presto saranno attivati punti anche sul territorio). Nei check point i pazienti saranno accolti da un medico infettivologo che effettuerà una valutazione clinica ed eventualmente strumentale e bio-umorale e, in caso di conferma del caso come sospetto o fortemente tale provvederà a fornire la terapia del caso a lui e ai suoi conviventi. Ovviamente la terapia sarà somministrata tenendo conto tutte le condizioni cliniche del paziente.

Se clinicamente possibile il paziente sarà rinviato a domicilio e gestito dal medico di famiglia. Diversamente se ne predisporrà il ricovero. Numerose evidenze oggi, infatti, attribuiscono un ruolo importante all’idrossiclorochina utilizzata come terapia precoce per evitare un certo numero di malattie gravi, risparmiando sia ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, sia lunghi periodi di quarantena.

Ieri sono stati effettuati i primi controlli: ai 35 pazienti che sono stati inviati al Maggiore è stata somministrata la terapia e per 7 di loro si è reso necessario un ricovero in un reparto non intensivo scongiurandolo, probabilmente, anche per il futuro. Il che dimostra al momento la validità del modello e la sua capacità di anticipare l’aggravarsi della patologia.

Coronavirus nel Bolognese, i dati comune per comune

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