Coronavirus Bologna, i negozi che resistono. Cibo, giochi e mascherine fai da te

Alimentari, panifici, tabaccai assicurano la vita della città. E c’è chi le protezioni le realizza in ferramenta

Le mascherine fai da te della ferramenta Castaldini

Le mascherine fai da te della ferramenta Castaldini

Bologna, 14 marzo 2020 - S trade deserte , vie principali che sembrano lunghe il doppio e poi loro, i commercianti, che da quando la città è stata blindata e la gente si è chiusa in casa, ogni mattina vanno al lavoro per permettere la sopravvivenza alimentare. Ma non solo. Qualcuno li vede come ‘privilegiati’, in questo momento in cui bar, ristoranti, pub e negozi hanno chiuso, ma le cose non stanno così, perché è facile diventare nervosi, lo stress accumulato e la paura che si prova a essere gli unici rimasti sulla piazza, è un dato di fatto.

Leggi anche La nuova stretta di Conte - Come capire se si è a rischio -  Autocertificazione per viaggiare: il modulo

E’ commercio, sì, ma è anche sopravvivenza di chi vive in centro , ad esempio, e per fortuna non si sposta nei supermercati, dove le file in questi giorni mandano in tilt la resistenza dei cassieri. Si resiste, continuando a lavorare come se nulla fosse, e si pensa tanto, si riflette. E talvolta vengono delle buone idee. E’ successo da un paio di giorni alla ferramenta Castaldini in Strada Maggiore, il cui titolare Maurizio Mazzacurati , ha iniziato a produrre mascherine in modo artigianale. La ricetta: carta da forno, tessuto non tessuto come quello che si usa per fasciare le pinate in giardino in inverno, permettendo loro di respirare, elastici, graffe, pieghettatura. Il negozio che ha abituato i bolognesi agli acquisti di accessori per gourmet incalliti, si è riconvertito per l’emergenza.

LEGGI ANCHE Coronavirus, spazzate via 5 vite: chi sono

Roba da guerra. "E’ il modello che hanno spiegato nei telegiornali e nei tutorial online – racconta Mazzacurati – e se si vuole usare più volte, quando la si toglie la sera, basta spruzzare dell’amuchina o anche del tea tree oil, per disinfettarla". E racconta un po’ di dati sulla produzione a catena, che coinvolge anche i commessi: "Ne abbiamo fatte tante e ormai ho finito la carta da forno che avevo acquistato nei supermercati vicini, ne ho presa altra e stamattina ho venduto 130 mascherine a un signore che ha un’azienda milanese, ne dobbiamo fare altre 200 per una concessionaria di auto".

Proseguendo sotto al portico si incontra la tabaccheria , con una piccola fila di tre persone che attende di entrare. Al suo posto di sempre il titolare, Stefano Senesi , che fornisce qualche dato sulle vendite: soprattutto sigarette, ma anche giochi di società e carte. Diversa la vita della tabaccheria dei Fratelli Salvati della Bolognina, su via Arcoveggio, che ha sì una clientela bisognosa della scorta di sigarette, ma molte persone passano anche per la fotocopia del modulo di autocertificazione, visto che il negozio ha la fotocopiatrice.

La signora Gabriella Cavazzoni è sulla scala davanti alla vetrina di Scaramagli, sta pulendo tutto, cosa che fa almeno tre volte al giorno, per stare sicura. Il giorno è scandito regolarmente: "La mattina pulisco – spiega la titolare – poi continuo a pulire, poi servo qualche cliente che arriva agguerrita con mascherina e guanti e poi aspetto che il Coronavirus passi". Ma come si comportano i clienti? "La maggior parte delle persone che entra in bottega – spiegano Lilia Darie e Grazia Vacchi del Forno Aldrovandi nell’omonima piazza – è matta, non rispetta le regole, non ragiona, entra anche se c’è una persona dentro, o, all’estremo c’è chi non vuole entrare e dobbiamo portare la spesa sotto al portico. E’ dura".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro