Coronavirus a Bologna, sos negozi. "Migliaia a rischio chiusura"

L’allarme di Dondi, ad di Nomisma: "Il 20-30% potrebbe tirare giù la serranda. Commercianti impossibilitati a pagare gli affitti"

Per i negozi non sarà facile neanche la fase due

Per i negozi non sarà facile neanche la fase due

Bologna, 27 aprile 2020 - Il conto alla rovescia è cominciato, la fase due, quella che segnerà la ripartenza del paese dopo l’emergenza Covid-19, si avvicina. Il 18 maggio riapriranno i negozi al dettaglio, il 1° giugno bar, ristoranti e parrucchieri. Ma il conto che Bologna rischia di pagare alla crisi causata dal lockdown è salatissimo. A lanciare l’allarme è Luca Dondi Dall’Orologio, ad di Nomisma, società di primissimo rilievo nell’ambito delle ricerche di mercato e consulenza, che tenzione nei confronti delle attipunta la sua atvità commerciali. Il mercato immobiliare sta ristagnando e rischia di cambiare il volto della città. All’interno del mercato immobiliare, c’è l’ambito riguardante gli affitti commerciali ed è proprio su questo fronte che i nodi stanno venendo al pettine: "Circa il 20-30 per cento delle attività commerciali presenti a Bologna sono a rischio: potrebbero non riaprire o essere costrette chiudere a breve, se le istituzioni non interverranno con manovre ad hoc di sostegno per la categoria". Nota di non secondaria importanza: "Sono 13.379 gli immobili accatastati nella categoria C1, che comprende negozi e botteghe. Alcuni già sfitti". Significa che il lockdown rischia di mettere in ginocchio dalle 2.700 alle 4mila attività.

Leggi anche Le 5 domande sull'immunità: cosa sappiamo -  "Chi abita al mare può fare il bagno in fase 1" - Termoscanner in stazioni e aeroporti - Come andremo al bar e al ristorante "Siamo ormai al secondo mese di chiusura. Ma molti commercianti hanno dovuto far fronte agli impegni contrattuali d’affitto, a fronte di incassi zero. Si parla di migliaia di euro di passivo, a fronte dell’impossibilità di lavorare e incassare, tolte le attività della filiera primaria". E non tutti hanno le spalle robuste per far fronte a questa situazione. Specie in un momento in cui ottenere crediti dalle banche potrebbe rivelarsi complicato. Da qui, la necessità di aiuti. E Dondi indica qualche possibile via, identificata dallo studio portato avanti dalla sua azienda: "Riduzioni o sospensioni dei canoni sarebbero senz’altro utili. Serviranno accordi tra inquilini e proprietari per alleggerire per qualche mese il carico dei canoni di locazione, che vanno onorati ma devono essere gradualizzati. Per arrivare a questo serve sostegno sia agli affittuari che ai commercianti. Ma di per sè solo questo potrebbe non bastare". Serve liquidità, soprattutto nelle tasche delle famiglie, che sono poi quelle che devono tornare a far girare l’economia tramite gli acquisti nei negozi, "perché in caso contrario si rischia di sottovalutare l’aspetto psicologico del lockdown . Gli italiani ne usciranno impoveriti", spiega l’ad di Nomisma. E questo dato di fatto – considerate le previsioni di perdita di dieci punti percentuali del Pil nazionale e di sette di quello regionale – che rischia di portare a una conseguenza: "Ovvero alla tendenza al risparmio. Registriamo inquietudine e paura, che disincentivano spese e investimenti. Potrebbero aumentare gli acquisti online, il che significherebbe una perdita ulteriore per le attività della città". A peggiorare il quadro ci sono le previsioni sulla ripresa: "Almeno all’inizio – conclude Dondi – è possibile che paura e diffidenza abbiano il sopravvento e che le persone entrino con difficoltà nei negozi. Servirà tempo per tornare a una pseudo normalità. Se a marzo e ad aprile i volumi di affari sono stati prossimi allo zero, a maggio non torneranno certo sui valori pre Covid-19".

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