Coronavirus Bologna, "test a campione sui ragazzi"

Il professor Viale (Malattie infettive, Sant’Orsola): "La situazione per ora non è preoccupante, pronti a intervenire se lo diventerà"

Il primario di Malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola,  Pierluigi Viale

Il primario di Malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola, Pierluigi Viale

Bologna, 10 agosto 2020 - I casi di positività al Covid-19 hanno ripreso a salire. Non moltissimo, certo, ma dopo le poche unità dei giorni scorsi nelle ultime 48 ore si è tornati a superare la decina di nuovi infetti quotidiani. In gran parte si tratta di persone asintomatiche e, ancor di più, di giovani. Pare che per intercettare i nuovi contagi si debba infatti guardare ai ragazzi che rientrano dopo un periodo di ferie all’estero: Croazia, Grecia, ora persino Francia.

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Professor Viale, Bologna deve stare attenta ai ragazzini che tornano dalle vacanze? "I nuovi casi risultano tra di loro perché sono controllati, siccome rientrano dall’estero, ma questo non esclude che lo stesso si possa dire di chi rientra dalla Riviera, per dire – risponde il professor Pierluigi Viale, primario di Malattie infettive al Sant’Orsola –: cui però, semplicemente, non si fanno i tamponi. Eppure, questo dovrebbe essere il momento del senso civico e della responsabilità individuale e anche i ragazzi dovrebbero conoscere l’educazione e sapere che, qui o all’estero, devono indossare la mascherina e lavarsi spesso le mani. Sarebbe sufficiente per non contrarre il virus".

I numeri sono preoccupanti? "Tutt’altro: abbiamo 16 persone attualmente ricoverate con Covid qui in città, tutte con forme non gravi; alcune sono tenute in osservazione per motivi sociali più che clinici, perché hanno condizioni indipendenti dal virus che richiedono un’attenzione più mirata. Tre mesi fa, si ricordi, i ricoverati erano più di 400...".

Come si possono arginare i casi tra quella che sembra essere la nuova categoria più colpita, appunto quella dei giovani? "Si potrebbero fare test a campione, dato che intercettare tutti i ragazzini è impossibile. Poi, se si riscontrano tanti positivi, il sistema sanitario si attiverà con provvedimenti ad hoc. Proprio per studiare la penetrazione del virus tra i giovani, individuando anche gli asintomatici, abbiamo lanciato il progetto firmato da me sul tampone naso-faringeo agli studenti dell’Unibo, a partire da settembre. Attendiamo solo il via libera".

Che risultati vi aspettate? "Il test sarà su base volontaria e ci permetterà di capire quanto circola il virus tra giovani maggiorenni. Se l’incidenza è dell’uno per mille è un conto, se è dell’uno per cento ovviamente un altro: se i positivi saranno molti, valuteremo di estendere il controllo anche ad altre fasce di studenti più giovani, soprattutto in vista della riapertura delle scuole. Inoltre, con il parere anche dei colleghi microbiologi, nell’occasione vorremmo testare pure l’efficacia dei nuovi tamponi salivari, non ancora validati. L’ipotesi è sottoporre al doppio controllo circa 50 studenti sui sette o ottomila che prevediamo parteciperanno al progetto. Così, se questo tipo di tamponi risultasse affidabile, sarebbe una bella comodità".

Per l’autunno si teme la seconda ondata, anche in concomitanza con la riapertura delle scuole, non a caso. Che ne pensa? "Se questi sono i numeri dei nuovi positivi, rispetto anche al numero di tamponi che quotidianamente si eseguono in città, possiamo stare tranquilli. Finché si intercettano gli asintomatici, che restano la maggior parte dei nuovi contagiati, significa che il sistema sanitario funziona e il virus è sotto controllo, seppure endemico, come l’influenza. I giovani devono stare attenti come tutti gli altri e rispettare le solite regole: mascherina e mani pulite. Con queste premesse, non c’è il pericolo di una seconda ondata".

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