Perché Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, cognato dell'ex Nar Luigi Ciavardini, è finito nella bufera? Cosa aveva detto a proposito della strage di Bologna? In questo articolo spieghiamo il caso in pochi minuti di lettura.
Il primo post sulla strage di Bologna
“So per certo che con la strage di Bologna non c'entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un'opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e 'cariche istituzionali’. E se io dico la verità, loro - ahimè - mentono” aveva scritto in un post su Facebook, in occasione del 43esimo anniversario della strage.
Parole che hanno scatenato immediatamente la rabbia dell’Anpi e dei parenti delle vittime nonché di tantissimi esponenti politici. La matrice neofascista dell’attentato era stata sottolineata, in occasione dell’ultima commemorazione, anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Le sentenze, alcune delle quali non definitive, sulla bomba alla stazione di Bologna, che il 2 agosto 1980 provocò 85 morti e oltre 200 feriti, hanno condannato gli ex appartenenti al Nar, gruppo terroristico di estrema destra.
l mandati, invece, sanciti nel processo Bellini, sono il venerabile capo della P2 Licio Gelli e i vertici dei servizi deviati.
“Come Giordano Bruno? Ne sono orgoglioso”
“Come ogni libero cittadino di questa Nazione - aveva sottolineato ieri sempre sul social network, replicando alle immediate polemiche - ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l'accertamento della verità, con l'utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”.
Le scuse “a chi ho offeso”
Oggi invece sono arrivate le scuse di De Angelis, sempre su Facebook, ma non le dimissioni, che sono state chieste da più parti.
“Chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso – scrive – L’unica mia certezza è il dubbio”.
Il responsabile della Comunicazione istituzionale della Regione Lazio specifica che le sue erano “riflessioni personali" e invece "ho trascinato tutti in un situazione dalle dimensioni per me inimmaginabili".