"Così creo la mia arte grazie ai materiali di scarto"

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La ’Cappella Sistina’ dell’arte rifiutista sta in via Del Francia, alla Croce di Casalecchio. Occupa tutto il soffitto (almeno 16 metri quadri) di una delle sale dell’atelier del pittore e scultore casalecchiese Carlo Soricelli. "Un affresco dedicato all’arte", confessa Soricelli. E non poteva essere altrimenti. In poco più di un mese e mezzo l’ha realizzata con le immagini di quadri e opere d’arte letteralmente stracciate dai cataloghi di storia dell’arte di autori che vanno dall’antichità classica, al Medioevo, al Rinascimento, fino al contemporaneo. "In quest’opera – rivela Soricelli – ho arruolato i principali artisti della storia dell’arte. Le loro opere danno vita a centinaia di scene e ad altrettanti mostri. ’Les Demoiselles d’Avignon’ di Picasso diventano la denuncia della molestia alle donne, un quadro del Correggio denuncia invece la violenza sui bambini. La ’Maia Desnuda’ di Goya si trasforma in un cane, i fiori di Van Gogh diventano un uomo che danza, una scultura di Moore evoca un’opera egiziana, un cavallo di De Chirico appare come un rospo. Potrei continuare all’infinito".

È almeno da 40 anni che Carlo Soricelli si dedica all’arte rifiutista. Raccogliendo oggetti trovati per strada, riciclando materiali di scarto ha creato opere che sono state esposte in diverse gallerie e mostre. Tra queste, un quadro con i manifesti della campagna elettorale delle politiche del 2018 e la ’Morte della Democrazia’, la scultura di una donna distesa realizzata con materiali scarto.

"Per l’affresco – rivela ancora Soricelli – mi sono servito di 70-80 riviste e cataloghi d’arte. Era successo che la vernice dell’intonaco del soffitto si staccava. Anziché ripararla con un’altra passata di bianco, ho cominciato a strappare figure dai cataloghi e ad attaccarle con il vinavil. Man mano che andavo avanti si componevano le storie". Curiosa, al limite del comico, quella con Caravaggio. "Caravaggio mi vuole morto – racconta Soricelli – è molto arrabbiato per averlo inserito. Non voleva essere messo con gli altri? Non lo so. Sta di fatto che l’altro giorno mentre scendevo dall’auto al parcheggio, tra la montagna di ritagli che avevo preso con me, me ne sfugge per terra uno. Era il teschio di un quadro di Caravaggio. Da meridionale, superstizioso e fatalista, mi è venuto un brivido lungo la schiena, anche se c’erano 40 gradi".

Nicodemo Mele

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