Covid Bologna e l'ambulanza: così si trasportano in sicurezza i pazienti

Una giornata in ambulanza con gli operatori della onlus La Sorgente, che si occupano dell’assistenza di malati e disabili. Dalle complicate procedure di vestizione fino alla sanificazione finale. Senza dimenticare i sorrisi riservati agli anziani

Trasporto di un anziano risultato positivo al Covid, dalla casa famiglia dove era ospite

Trasporto di un anziano risultato positivo al Covid, dalla casa famiglia dove era ospite

Bologna, 4 aprile 2021 - Tre paia di guanti proteggono le mani, una seconda pelle tutt’uno con il corpo. La tuta è chiusa con una zip e rinforzata da nastro adesivo su tutte le giunture, dal petto ai polsi, perché non deve passare neanche uno spiffero. Sul volto, gli occhialoni da lavoro e lo scudo trasparente per il viso (il ‘face-shield’), lasciano intravedere solo gli zigomi, l’unica parte del corpo che resta scoperta, se così si può dire. Ma soprattutto gli occhi, grandi, pieni, sempre vigili: seguire per una giornata gli operatori sanitari alle prese con il trasporto di pazienti Covid, significa imparare a capire l’etica del lavoro, l’attenzione maniacale per le procedure, la responsabilità di chi sa cosa significa mettere a rischio la propria salute ed essere responsabili anche per quella degli altri.

Significa vedere con i propri occhi quello che spesso fa la differenza in momenti drammatici: un sorriso, una parola di conforto verso chi sta soffrendo. Una lezione da apprendere sul campo, per raccontare con le parole quello che tanti spesso ignorano: gli sforzi e la mole di lavoro di medici, infermieri e sanitari.

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I volontari e gli operatori della onlus ‘La Sorgente’, associazione di volontariato che trasporta e assiste pazienti e disabili, arrivano al grande ‘hub’ di Quarto Inferiore di buon ora: sono circa una trentina nell’associazione, in un polo dove ogni giorno transitano una decina di ambulanze. La prima operazione è la vestizione: Mirco e Cristina sono marito e moglie, hanno dei figli e un lavoro, ma si spendono per gli altri. "Che effetto fa lavorare insieme? In realtà, in questi momenti non siamo coniugi: lei per me è semplicemente il capo-macchina. A volte ci capiamo al volo con uno sguardo, ma seguendo protocolli rigidi dall’altra parte può esserci chiunque. Per noi non fa differenza". La complicità aiuta nell’osservare pedissequamente i passaggi con cui si infilano in ordine guanti, tuta, calzari e protezioni per la faccia. Quell’ermetico e sigillato involucro bianco sembra tutt’altro che pratico, sempre leggermente più largo del dovuto per evitare strappi, e gli operatori assicurano: "Dentro non si respira, si fanno i ‘sughi’".

Il dottor Cristian Manuel Perez spiega come La Sorgente sia "una delle tante realtà che, con dedizione e impegno, operano nel sottobosco cittadino a favore degli altri", mentre Andrea Brugnati aggiunge: "E ora dobbiamo caricare un paziente positivo al Coronavirus nella vicina Villa Matilde". Una casa-famiglia da 12 ospiti, con il responsabile Alexander Perez che sottolinea: "E’ il giusto compromesso tra una struttura ospedaliera e una residenza per anziani: qui siamo tutti una famiglia, il Covid ha picchiato duro".

Una delle cose che colpisce di più però è ancora una volta la gioia, il calore e l’affetto che gli operatori sanitari manifestano verso gli anziani: una battuta alle ‘nonnine’ o un gesto con le mani dal vetro della finestra che contribuiscono a donare una piccola, importantissima gioia a chi sta soffrendo. Gino, anziano positivo al virus, viene caricato con grande attenzione dagli operatori sulla barella e accompagnato verso il centro dove sarà ricoverato: Villa Laura. Qua il direttore sanitario Luca Afrili racconta come "le difficoltà principali restino le comunicazioni con i parenti dei malati e la loro gestione, mentre sono presenti anche professionisti del Rizzoli e del Maggiore per le attività di Chirurgia". Una sinergia forte per far fronte alla pandemia.

Lasciato Gino, l’ambulanza fa ritorno verso il centro de La Sorgente per due delle procedure più complesse dell’intera giornata: la svestizione degli operatori e la sanificazione del mezzo. La prima, necessita di massima accuratezza per evitare che gli indumenti contaminati o i batteri mettano a rischio l’incolumità dei volontari: un rito automatico. Disinfettare l’ambulanza, invece, richiede pazienza: prima vengono aperti i finestrini per far circolare l’aria, poi spruzzato lo spray sanificante, infine un piccolo macchinario viene messo in azione per rilasciare un getto di ozono e completare la pulizia. Scene ordinarie, per chi è abituato a viverle tutti giorni. Straordinarie, per chi si sofferma ad ammirare la forza di uomini che al lavoro sembrano davvero eroi.

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