"Covid, polmoni ’feriti’ in due pazienti su dieci"

Il professor Nava dirige Pneumologia al Sant’Orsola: "Nel 15-20% delle persone guarite restano ’cicatrici’ permanenti"

Il padiglione 15 del Sant’Orsola. è Covid free da venerdì. Nel riquadro, Stefano Nava

Il padiglione 15 del Sant’Orsola. è Covid free da venerdì. Nel riquadro, Stefano Nava

di Federica Orlandi

Non solo il padiglione 25: anche il reparto di Terapia semi-intensiva (15 posti letto) e quello di degenza ordinaria (16) del padiglione 15 dell’ospedale Sant’Orsola sono Covid free da venerdì. Così, domani il reparto tornerà a essere occupato dalla sola Pneumologia.

"Siamo stati tra i primi a riaprire come reparto Covid a inizio seconda ondata, a fine ottobre – racconta il primario, il professor Stefano Nava –. Da lunedì (domani, ndr) finalmente torneremo a fare gli pneumologi".

Professore, un bel momento?

"Sono contento, per varie ragioni: perché vuol dire che il Covid in questo momento ha mollato un po’ la presa e perché il lavoro di questi mesi è stato molto stressante, dall’organizzazione complicata, assieme al difficile rapporto con i pazienti e i loro parenti, che non potevano vedere di persona, anche se poi abbiamo deciso di fare eccezioni per i cari di chi era in condizioni critiche o in fin di vita...".

Molti pazienti purtroppo non ce l’hanno fatta. È cambiato qualcosa tra la prima e la seconda ondata?

"Nella prima le vittime erano per lo più di anziani con comorbidità, nella seconda invece ci sono stati pure quarantenni, anche se magari già con fragilità. In più, persone che prima dell’infezione erano sane e sono anche guarite, dovranno ora convivere con un ’ricordo’ del virus".

Cioè?

"I dati che abbiamo ora coprono un anno di tempo, dunque è presto per parlare di condizioni croniche, ma si sono evidenziati strascichi nel 15-20% dei pazienti guariti. Si tratta di ’cicatrici polmonari’, dette fibrosi, che talvolta possono comportare limitazioni nella qualità della vita, soprattutto nei pazienti più anziani o compromessi. Si manifestano con mancanze di fiato o difficoltà respiratorie".

Ora Pneumologia riparte al 100%: ritroverete i vostri pazienti?

"Beh durante l’emergenza non si è mai davvero fermata: il servizio ambulatoriale è sempre stato garantito e gli appuntamenti anche non urgenti rispettati. E quando è stata l’ora di vaccinare le categorie a rischio, i malati polmonari sono stati immunizzati qui, assistiti da noi medici che li abbiamo sempre seguiti".

Vi aspettano nuove sfide?

"Parte del nostro lavoro sta nella curiosità, nell’affrontare gli imprevisti: il Covid ha un po’ appiattito tutto, tranne che per quel che riguarda la ricerca clinica. Non solo: noi professori, in un ospedale universitario, abbiamo anche un dovere educativo. Negli ultimi 16 mesi i ragazzi hanno visto quasi solo Covid, mentre la pneumologia è molto variegata: ora ci saranno nuove occasioni di formazione, per loro".

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