Covid Bologna, Viale: "Il virus fa meno paura. Le regole vanno cambiate"

Il direttore di Malattie infettive al Sant’Orsola: "Ospedali allo stremo. Pure gli asintomatici isolati in reparti ad hoc, ma non ci sono fondi e personale"

Il professor Pierluigi Viale dirige le Malattie infettive del Sant’Orsola

Il professor Pierluigi Viale dirige le Malattie infettive del Sant’Orsola

Bologna, 9 maggio 2022 - Rispetto a un anno fa, l’aumento dei contagi da Covid-19 è quasi decuplicato: il 9 maggio 2021 i nuovi casi erano 78 e tre giorni fa, per dire, 790. Il Covid fa molta meno paura, è vero, ma continua a diffondersi a spron battuto. Com’è possibile? Risponde il professor Pierluigi Viale, direttore del dipartimento di Malattie infettive del Sant’Orsola.

«Il problema è l’infettività e la mutevolezza dei coronavirus. Di solito, un virus che entra nella popolazione perde capacità di penetrazione man mano che si diffonde, perché la gente infettata fa gli anticorpi e si crea l’immunità di gregge. I coronavirus invece mutano moltissimo e anche con l’attuale tasso di reinfezione del 5% il Covid-19 continua a circolare. E questo, assieme alla percentuale ancora troppo alta di non vaccinati, fa sì che i casi non calino come ci si aspettava".

Il virus però fa molta meno paura, soprattutto ai vaccinati.

"Le cose sono cambiate. Ora parliamo di un’epidemia di infezioni, non di malattia: ad avere conseguenze gravi per il Covid, tra i vaccinati, sono persone molto anziane o immunodepresse per altre patologie. Ormai il danno è più economico e degli ospedali, che di salute. Se ogni positivo, anche asintomatico o paucisintomatico come è la stragrande maggioranza, deve essere isolato a casa o, se si trova in ospedale per tutt’altro motivo, in reparti ad hoc, l’impatto su qualità della vita, economia e ospedali è devastante".

Come va al Sant’Orsola?

"Su 15 ricoverati con Covid in Malattie infettive, nessuno lo è per Covid: tutti hanno altre patologie, ma poiché la legge ci impone di fare il tampone a chiunque arrivi in ospedale, anche se è vaccinato, senza sintomi e senza fattori di rischio e magari è in pronto soccorso per una caviglia slogata, se scopriamo che è positivo dobbiamo poi isolarlo. Così, abbiamo metà dei posti letto occupati da persone positive, ma senza sintomi legati al virus e affette in realtà dalle patologie più disparate. Di conseguenza si è creata una lista d’attesa per chi deve farsi ricoverare per altre malattie infettive: assurdo. Con l’emergenza sanitaria finita, poi, il personale assunto e i fondi dedicati non ci sono più, e annaspiamo come due anni fa. Di Covid ormai si muore soprattutto indirettamente. Serve un cambio di gestione, a livello politico".

Cosa suggerisce? Un ’tana libera tutti’ stile inglese?

"È una scelta che hanno fatto molti Paesi nordeuropei. Il governo deve fare una discussione seria".

Cosa pensa del dietrofront sulle mascherine al chiuso?

"Vedo l’uso della mascherina al chiuso più come un gesto di buon senso civico che come un obbligo da imporre per legge: sarebbe stata una buona abitudine anche tre anni fa".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro